Bambini sequestrati a Cosenza, tre condanne e accuse più leggere
Gli imputati sconteranno otto anni, ma ne rischiavano diciotto per quel pasticcio consumatosi il 14 settembre del 2020 fra San Lucido e via degli Stadi
Otto anni di carcere a testa per Francesco e Daniele Bevilacqua, cinque per Laura Spampinato. Si è concluso così, in primo grado, il processo contro il terzetto accusato di aver sequestrato a scopo estorsivo un imprenditore di Sellia Marina e i suoi due figli di nove e sedici anni, vittime di una giornata da tregenda cominciata a San Lucido e finita a Cosenza, quando ai polsi dei tre indagati si sono strette le manette. Era il 14 settembre del 2020.
A carico dei tre imputati, la Procura aveva invocato pene monstre: diciotto anni per i due Bevilacqua, diciassette per la donna, ma alla fine il verdetto è stato di gran lunga più contenuto. I giudici, infatti, hanno riqualificato il reato più grave – da sequestro aggravato in sequestro semplice – attenuando anche l’estorsione (solo tentata). Per il resto, è caduta l’accusa di rapina (venti euro che la vittima sosteneva di essersi visto sfilare dal portafogli) mentre è stata confermata quella di lesioni, ovvero le botte ricevute dall’imprenditore.
All’origine della vicenda c’è una truffa che quest’ultimo, di professione mobiliere, avrebbe consumato ai danni di Daniele Bevilacqua e sua moglie Laura Spampinato. A metà del 2020, infatti, la coppia acquista da lui una cucina, versando una caparra da 1.400 euro, ma la vedranno solo in cartolina perché dopo aver intascato il denaro, il venditore si dilegua. In virtù di ciò, il 14 settembre del 2020 i coniugi, spalleggiati dall’amico Francesco, decidono di passare all’azione.
La donna contatta il mobiliere sotto mentite spoglie e, fingendo di essere una cliente interessata all’acquisto di mobili, gli dà appuntamento in quel di San Lucido. L’uomo si presenta in compagnia dei suoi figli e si ritrova davanti alla propria nemesi. Lo caricano a forza in auto, durante il tragitto gli rifilano qualche sganassone, e giunti a Cosenza gli intimano di andare a prendere i soldi. E i bambini? Restano sotto la custodia della Spampinato in attesa del ritorno del loro papà che, invece, di recarsi al bancomat più vicino, corre in questura e racconta tutto ai poliziotti. I due Bevilacqua, ignari della sua alzata d’ingegno, ne attendevano il ritorno in via degli Stadi, ma purtroppo per loro si vedono piombare addosso le divise. Seguiranno gli arresti, il processo e le condanne decretate oggi a coronamento di una vicenda più che controversa. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Rossana Cribari, Giuseppe Malvasi e Antonio Quintieri.
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