Cosenza saluta il 2023 con la statua dell’Arlecchino di Severini al Rendano
La sera del primo dell'anno la scultura sarà collocata davanti al teatro di tradizione
Proprio in coda di anno, una delle statue, donate dalla famiglia Bilotti, e da tempo conservata lontano dalla città insieme ad altre, è stata collocata all’interno del teatro Rendano (in foto l’allestimento in corso) e sarà presentata alla città ufficialmente nella sera del primo dell’anno alle ore 20. Si tratta dell’Arlecchino di Gino Severini, scultura cubo-futurista in terracotta policroma. Spiega Roberto Bilotti che, negli anni ’50, a Parigi, Severini ne aveva realizzato vari bozzetti mentre la ceramica fu creata successivamente dal ceramista Giò Colucci.
Bilotti e la figlia dell’artista, Romana Severini, hanno voluto ringraziare il sindaco Franz Caruso, l’assessore Pina Incarnato, le dirigenti Annarita Callari e Marilena Cerzoso e il dirigente Giuseppe Bruno che hanno individuato e realizzato la collocazione e la promozione della scultura. Un traguardo che è stato possibile grazie all’impegno dell’azienda Scintille Montesanto e Donna Oro che hanno contribuito alla costruzione della base e dell’allestimento, e dell’architetto Amedeo Lico che ha progettato la base neutra e trasparente e che dal 2011 cura la progettazione e l’allestimento delle sculture del MAB.
«All’inizio del Novecento – spiega Bilotti – quando la Commedia dell’Arte aveva esaurito il proprio ciclo dal punto di vista teatrale, maschere come Arlecchino cominciarono a perdere la loro specificità per divenire veicolo di messaggi differenziati. Una sorta di “revival” della maschera che rende mirata la collocazione di questo soggetto al Teatro Rendano. Arlecchino è una figura che si lega al nostro territorio, è nei Pagliacci di Ruggero Leoncavallo “E se Arlecchin t’invola Colombina, ridi, Pagliaccio”. L’opera lirica fu rappresentata a Milano nel 1892 diretta da Toscanini e a Parigi nel 1894 con l’allestimento scenografico del montaltese Rocco Ferrari. Leoncavallo fu ispirato nella composizione dell’opera verista da un delitto accaduto nel 1865 a Montalto Uffugo dove viveva da ragazzo. Aveva 15 anni, era andato a teatro con il suo tutore Gaetano Scavello che all’uscita fu accoltellato a morte per un movente passionale da un uomo vestito da pagliaccio che poco prima aveva ucciso anche la moglie».
Tra le opere ancora in “lista d’attesa” ricordiamo Il “Toro Morente”, di Antonietta Raphael Mafai scultura in marmo nero marquinia, “Uomo in bagno”, in marmo grigio botticino “Missione segreta”, in marmo nero marquinia. Tutte corredate di autentica della figlia dell’autrice, Giulia Mafai. “Attitude (Danseuse)” di Gino Severini e “Relevèe sur Pointe (Danseuse)”, i tre passi di danza scomposti, corredati di autentica della figlia dell’autore, Romana Severini (che dovevano essere sistemati su una delle ali di piazza Bilotti). Completano l’elenco “Nudo di donna acefala seduta”, di Mario Sironi, e “Linee forze del pugno di Boccioni”, statua in ferro di Giacomo Balla, realizzata dopo il 1915, omaggio all’allievo Boccioni.