giovedì,Marzo 28 2024

Cosenza, i clan si spartiscono anche le armerie da saccheggiare

Dalle indagini della Dda emerge una possibile verità sulla razzia di fucili e pistole operata nel 2021 a seguito di due furti con spaccata

Cosenza, i clan si spartiscono anche le armerie da saccheggiare

Non solo le piazze di spaccio e i negozi da sottoporre a estorsione. Il clan degli italiani e quello degli zingari, a Cosenza, si sarebbero spartiti anche le armerie da saccheggiare. È uno dei filoni investigativi ancora aperti ai quali si fa accenno nell’ultima inchiesta della Dda e trae origine dai due furti con spaccata messi a segno il 30 gennaio e il 25 marzo del 2021 ai danni di altrettante armerie, Diana sport di piazza Loreto e Gentile di Quattromiglia.

Due colpi caratterizzati dal medesimo modus operandi: un’auto lanciata a bomba contro il negozio per sfondare la vetrata e il gioco è fatto. In entrambi i casi, i carichi di armi e munizioni oggetto di razzia non sono stati recuperati e gli autori restano a tutt’oggi ignoti, ma dopo quanto accaduto a Rende, un’intercettazione ha messo la polizia su una pista che sembra essere quella giusta.

Il 25 marzo del 2021, infatti, a poche ore dalla spaccata di Quattromiglia, fervono le perquisizioni a carico di potenziali sospettati, alcuni dei quali contigui al clan Lanzino-Patitucci.  In quel frangente due di loro si scambiano sms di questo tenore: «Tutto ok? Ma l’armeria?», con la risposta abbastanza esplicita che arriva a stretto giro: «Non c’entriamo noi, secondo me di nuovo loro». I poliziotti non hanno dubbi: «loro» non sono altro che gli alleati nomadi.

Rivelatorio sembra anche il botta e risposta successivo, perché alla domanda «ma non la dovevate fare voi?», l’interlocutore replica: «Non era quella». Il sospetto, dunque, è che in quei giorni un’altra rivendita di armi fosse finita nel mirino degli italiani, ma che il gruppo abbia rinunciato a entrare poi in azione forse per il clamore suscitato dalle due precedenti sortite criminali.

Che su quest’ultimi – specie su quello di Quattromiglia – vi fosse invece la firma del clan nomade, gli investigatori lo deducono da un altro indizio. Il 10 marzo del 2021, infatti, un altro armaiolo locale riceve la visita di un cliente che chiede di acquistare dei proiettili a salve, ma dal suo atteggiamento il commerciante matura il sospetto che sia lì per ispezionare il negozio.

Lo vede aggirarsi lì intorno anche nelle ore successive e dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza gli agenti risalgono alla sua identità: è un presunto associato al clan degli zingari. In seguito, viene fuori che nei giorni precedenti al furto, anche la “Gentile” ha ricevuto la visita dello stesso uomo, e a quel punto il sospetto che si sia trattato di un sopralluogo propedeutico al furto diventa più che concreto. Si tratta di sospetti destinati a rimanere tali, almeno per il momento. Nell’inchiesta della Dda, infatti, non ci sono capi d’imputazione riferiti ai due furti nelle armerie cosentine.

All’epoca, il colpo a piazza Loreto riuscì solo in parte perché durante la fuga i malviventi persero buona parte del carico, disseminando sull’asfalto fucili, revolver e munizioni. A conti fatti riuscirono a sgraffignare solo dodici pistole. Più remunerativo, invece, il saccheggio eseguito due mesi più tardi che consentì loro di acquisire una cinquantina di armi da fuoco.   

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