Scene da guerra civile in Messico dopo l’arresto del figlio di “El Chapo”
Rappresaglia armata dei narcos provoca sette morti a Culiacan, città in cui è stato rintracciato il potente boss di Sinaloa
In Messico è esplosa la violenza dopo che nelle scorse ore è stato arrestato Ovidio Guzman, figlio di El Chapo, il famoso re della droga e leader del cartello di Sinaloa prima della sua estradizione negli Stati Uniti.
Secondo quanto riferito le autorità locali, dopo l’arresto avvenuto a Culiacan il 32enne è stato trasferito in un carcere di massima sicurezza, il che ha dato vita ad una ondata di violenza che ha spinto l’amministrazione della città a invitare la popolazione a non uscire di casa.
Gli scontri avrebbero provocato almeno sette i morti tra le forze di sicurezza messicana, comportando anche la chiusura dell’aeroporto internazionale di Culiacan. La fusoliera di un aereo pronto al decollo per la capitale Città del Messico, infatti, è stata crivellata da proiettili.
Su Guzman pendeva una taglia da cinque milioni di euro, ricompensa che gli Usa erano pronti a offrire a chiunque avesse informazioni utili al suo arresto. Noto anche con il soprannome El Raton – il topo – controllava da tempo il cartello di Sinaloa, una delle organizzazioni di narcotraffico più potenti al mondo, insieme ai fratelli Alfredo Guzman Salazar, Ivan Guzman Salazar, soprannominati “Los Chapitos”, e Ismael “El Mayo” Zambada Garcia.
Al momento non è chiaro se il 32enne verrà estradato negli States come il padre che sta scontando l’ergastolo in una prigione federale del Colorado.