sabato,Marzo 15 2025

Il giallo di Parenti del 1919: storia di un matrimonio, un delitto e un soldato tradito

Il cold case è accaduto a contrada Melobuono a inizio del 900 e lo racconta l'antropologo Caravetta nei suoi "Antichi delitti"

Il giallo di Parenti del 1919: storia di un matrimonio, un delitto e un soldato tradito

Questa è una storia di un matrimonio e di un funerale, di un fucile carico e di un pacco di preservativi che un maresciallo definì «di qualità fina». Il lessico antico non è un vezzo ma una frase dal rapporto che venne stilato nel 1919 a contrada Melobuono a Parenti, Cosenza. Il matrimonio è quello di Angelo Vizza e di Maria Esposito. A tracciare un quadro nero in un giorno buono, è l’antropologo Francesco Caravetta, raffinato narratore di “Antichi delitti”. In quel giorno di festa qualcosa va storto. Un colpo di fucile deflagra poco lontano dalla casetta in cui si continua a brindare. Tutti accorrono fuori, la gioia si stempera nella paura. Si chiama tale Gaetano, un mulattiere da poco uscito per dare da mangiare castagne ai maiali. L’uomo risponde al richiamo, in un attimo tutti gli sono intorno ma quando gli chiedono chi è stato a sparargli lui tace e poi, dopo un po’, spira. Le indagini vengono avviate e il chiacchiericcio si sovrappone alle poche prove. Un delitto passionale si dice e, mormorano le comari, causato dalla relazione clandestina tra la vittima e una donna sposata. «Maritata con un soldato» si sussurra. Intanto il magistrato esamina quello che aveva in tasca il povero mulattiere: un pacco di preservativi di buona fattura, ottantasette lire e cinquanta centesimi e un ciuffo di peli pubici stretti con un nastrino tricolore. È la prova che non si è trattato di un incidente o di una disgrazia ma di un delitto d’onore.

I sospetti cadono sul padre dello sposo, Giovanni Vizza, che ha anche un’altra figlia, la giovane Ninna. La ragazza era sposata con un soldato e poi, dopo un breve soggiorno in America, aveva fatto ritorno in Calabria. Viene così spiccato un mandato di cattura nei confronti di Giovanni Vizza, del figlio Angelo e del nipote Felice Domanico considerati complici dell’uomo che aveva voluto vendicare l’onore della sua Ninna. L’ergastolo per i tre indagati sembra solo una pura formalità ma ecco che l’analisi ginecologica della ragazza, allontana le sbarre. Secondo il dottore incaricato di appurare se Ninna è stata violata o no, emerge un dubbio e tanto basta a scagionare i tre.

Ma la storia non finisce certo qui. Torniamo alla sposa che abbiamo incontrato all’inizio. Maria non ha una vita felice, suo marito parte e la lascia con un figlio piccolo, una malattia la costringe al letto e la conduce a passo svelto verso la morte. Ma prima di spirare confessa di aver raccolto una testimonianza che inchioda il suocero. Giovanni Vizza è di nuovo al centro dell’inchiesta. Davanti alle perplessità del magistrato davanti a parole così tardive, il padre di Maria dice che la figlia s’era raccomandata di denunciare tutto solo alla sua morte, per evitare che il figlioletto crescesse in casa di un assassino. Ma la paura di Maria divenne realtà, non vennero trovati riscontri e i colpevoli restarono a piede libero.

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