Dal Pnrr 93 milioni di euro per contrastare la drammatica carenza di asili a Cosenza e provincia, ma mancano gli educatori
Il nostro territorio è quello con l'offerta per abitante minore della regione: meno del 9% a fronte di una media nazionale del 27% e dell'obiettivo europeo del 45% entro il 2030. E se i finanziamenti ci vengono in soccorso, alcune reti di associazioni lanciano un allarme: non c'è abbastanza personale per coprire il servizio
La buona notizia è risaputa: grazie ai fondi del Pnrr la Calabria avrà più posti disponibili in asili nido e scuole dell’infanzia. Quella cattiva arriva dall’allarme lanciato da Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni, reti di associazioni che si occupano di diritti dei bambini e povertà educativa: a fronte dei nuovi posti che verranno creati grazie agli interventi previsti, infatti, mancano educatori per coprire il servizio. Oltre 32mila in tutta Italia, di cui 2.419 (su 16.932 nuovi posti creati) in Calabria, che è la quinta regione con il fabbisogno maggiore dietro a Campania, Sicilia, Lombardia e Puglia, secondo un elenco stilata sulla base di dati Istat.
Vale la pena, a questo punto, fare una ricognizione della situazione calabrese e cosentina in particolare, grazie ai numeri raccolti e diffusi recentemente dall’Osservatorio sulla povertà educativa di Openpolis e Con i bambini.
E la ricognizione non può che partire da un dato poco confortante: sul fronte degli asili nido la nostra regione è fanalino di coda dell’Italia e l’Italia a sua volta presenta una media che – in base al quadro tracciato nel 2020 – non raggiunge l’obiettivo fissato dall’Unione europea già per il 2010: 27,2% a fronte di un 33% richiesto. La Calabria si ferma ben al di sotto, con un 11,9%: a fronte cioè di circa 44mila residenti con meno di 3 anni i posti offerti sono solo 5.211. A questo si aggiunge un’ulteriore difficoltà: con la Raccomandazione 14785/22, infatti, l’Europa ha posto l’asticella ancora più in alto: 45% di copertura da raggiungere entro il 2030.
Un obiettivo, dichiarano Alleanza per l’infanzia e EducAzioni, che l’Italia può raggiungere «se saranno messe a disposizione adeguate risorse finanziarie e si procederà a un’adeguata e articolata progettazione di una maggiore offerta di servizi educativi inclusivi e di alta qualità». Di qui la raccomandazione a Governo e amministrazioni regionali e locali affinché recepiscano «con lungimiranza» la Raccomandazione dell’Ue.
La diffusione dei nidi in provincia di Cosenza
Tra le province, Cosenza è quella con la copertura potenziale minore per quanto riguarda nidi e servizi per la prima infanzia: l’8,9% a fronte di percentuali più elevate rilevate a Reggio Calabria (14,3%), Crotone (13,8%), Catanzaro (12,7%), Vibo Valentia (12,2%).
Per quanto riguarda invece i capoluoghi, Cosenza si ferma all’11,1% mentre Vibo Valentia e Catanzaro sono quelli che presentano la copertura migliore, nel primo caso addirittura superando la soglia Ue (33,8%) e nel secondo scavalcando la media nazionale (28,1%). Si attesta al 18,4% Reggio Calabria e a grande distanza si piazza il comune di Crotone (5,6%).
Ecco invece i dati di copertura nei centri più popolosi della provincia di Cosenza, a partire da quello decisamente debole del comune maggiore, Corigliano-Rossano, che si ferma al 6,9% mentre risultano a zero le percentuali di Acri, Cassano e Paola. Numeri bassi anche per San Giovanni in Fiore (4,8%) mentre fanno meglio – ma non per questo bene – Montalto Uffugo (8,3%), Rende (15,4%) e Castrovillari (18,2%).
«Complessivamente – rileva l’Osservatorio –, in Calabria meno di un comune su 5 offre il servizio, a fronte di una media nazionale del 59,3%». La diffusione maggiore nella provincia di Cosenza: 30% i comuni dotati di servizi per la prima infanzia, sebbene l’offerta per abitante sia la più bassa della regione. Molto peggio fanno Catanzaro e Vibo Valentia, dove i centri “equipaggiati” sono rispettivamente il 6,3% e il 4%.
I finanziamenti del Pnrr
In soccorso, lo abbiamo ricordato, arriva il Pnrr. Stando alle graduatorie pubblicate ad agosto, in Calabria dovrebbero arrivare oltre 220 milioni di euro destinati a scuole dell’infanzia e nidi, di cui solo per questi ultimi poco più di 196 milioni. La fetta più grossa la prenderà proprio il territorio cosentino, con progetti per 93 milioni di euro in totale.
L’importo complessivo maggiore – circa 6 milioni di euro – lo incassa il comune di Cassano allo Ionio con due interventi previsti: uno da 3,15 milioni per la costruzione di nuovi edifici da destinare ad asili nido e uno di demolizione e ricostruzione da 2,87 milioni.
In provincia, subito dopo viene Santa Maria del Cedro, con un finanziamento che sfiora i 4,4 milioni di euro. Seguono Grimaldi, Belvedere Marittimo, Dipignano e Grisolia, tutti con interventi sopra i 3 milioni di euro.
Sfiorano questa cifra anche il finanziamento per la città di Cosenza (2,96 milioni di euro complessivi per due progetti) e Rende (2,76 milioni per una nuova costruzione).
La richiesta di Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni
A fronte di questi dati e del lavoro in corso per cercare di sanare almeno in parte le lacune esistenti, suona dunque allarmante il problema della carenza di educatori: a che serve spendere tanti soldi per migliorare un servizio che poi non si sarebbe in grado di garantire per altri versi? Alleanza per l’infanzia ed EducAzioni chiedono alle istituzioni competenti di darsi da fare subito intervenendo fin dal percorso formativo: «È urgente – sottolineano – una progettazione articolata e congiunta tra atenei, amministrazioni regionali e enti locali affinché siano qualificati educatrici/educatori e docenti in numero corrispondente al fabbisogno previsto nei vari territori, anche al fine di evitare, come già accade per altri ordini scolastici, problematici fenomeni di migrazione di docenti da una regione all’altra».