giovedì,Dicembre 12 2024

Ospedale della Sibaritide, Rapani: «A rischio la prosecuzione dei lavori »

Il senatore di Fdi auspica un intervento risolutivo da parte di Occhiuto: «A nulla servono traslochi di reparti, lo spoke va riorganizzato»

Ospedale della Sibaritide, Rapani: «A rischio la prosecuzione dei lavori »

A rischio i lavori del nuovo ospedale della Sibaritide. La causa è da attribuire all’incremento dei costi delle materie prime conseguenza della guerra in Ucraina. Sul punto è intervenuto il senatore Ernesto Rapani che, dopo una serie di incontri, ha riscontrato il problema di un eventuale stop nel cantiere. Da qui la decisione di iniziare ad assumere provvedimenti protesi a potenziare l’esistente sistema ospedaliero: «Sono sempre stato dell’idea secondo cui si sarebbe dovuto specializzare i nosocomi di Cariati e Trebisacce, oppure investire preventivamente nei due ospedali “Giannettasio” e “Compagna” di Corigliano Rossano, perseguendo l’ormai celeberrimo Dca 64 con cui il presidio rossanese dovrebbe fungere da polo chirurgico e quello coriglianese da polo medico».

«La preoccupazione – aggiunge Rapani – è, dunque, doppia se consideriamo che ad oggi non vantiamo strutture degne di essere definite ospedali al passo con i tempi sulla realizzazione dell’ospedale della Sibaritide restano un rebus». Il parlamentare nel confidare nel lavoro intrapreso dal governo regionale auspica e confida nell’intervento del presidente Occhiuto anche nella qualità di commissario «finalizzato a verificare lo stato di “salute” dei lavori dell’ospedale nuovo e nel frattempo a potenziare le due strutture esistenti, partendo dalle fondamenta del Dca 64».

«Non è più tempo di rimandi e rinvii in attesa del polo d’eccellenza sanitaria che sta sorgendo in contrada Insiti. I circa 200mila abitanti della Sibaritide e gli oltre centomila dell’Alto Crotonese e Basso Jonio Cosentino, con le relative aree interne, che gravitano per lo più sullo spoke di Corigliano Rossano (soprattutto per le urgenze) meritano risposte immediate. E poi i traslochi di reparti dal “Giannettasio” al “Compagna” e viceversa non risolvono il problema, anzi lo acuiscono – conclude Ernesto Rapani – perché effettuati senza criteri di riferimento che si devono basare unicamente sulla tutela degli utenti del territorio».

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