Pd, dalla Sibaritide si leva ancora la protesta di «un territorio ignorato»: «È ora di ristrutturare il partito provinciale»
Un gruppo di militanti e simpatizzanti democrat dell'area ionica si è riunito nei giorni scorsi per puntare i riflettori sulla «drammatica crisi del centrosinistra» e avviare un percorso di auto organizzazione
Una corsa verso il congresso nazionale che, in Calabria, si sostanzia nella semplice dichiarazione di sostegno a una mozione – ritenuta vincente – ma non si accompagna a una parallela e necessaria discussione sullo stato attuale in cui versa il partito regionale. Come dire: si guarda al futuro senza avere i piedi ben piantati nel presente. A puntare i riflettori sulla questione e il dito contro la dirigenza è un gruppo di militanti democrat dell’area ionica, riunitosi nei giorni scorsi a Sibari proprio «per discutere e prendere in esame – affermano – la drammatica crisi del Pd e del centrosinistra e le conseguenze che questa crisi determina nei territori e nelle istituzioni, provocando un degrado economico, politico e sociale dell’area più ricca e produttiva della Calabria».
Diversi gli iscritti e simpatizzanti presenti e intervenuti nel corso del dibattito: Antonio Mungo, Cesare Marini, Peppino Aloise, Peppino Grano, Sergio De Simone, Mario Franchino, Remo Spatola, Mimmo Lo Polito, Marco Palopoli, Carmine Zaccaro, Pina Silvestri, Mario Melfi.
Non è la prima volta che, da quest’area, si leva il dissenso per la gestione del partito regionale e della provincia di Cosenza. A questo proposito, dichiarano i partecipanti alla riunione, «gli elettori del Pd e del centrosinistra del Pollino e della Sibaritide si sentono orfani di qualsivoglia rappresentanza politica e istituzionale e pertanto in molti ritengono che sia arrivato il momento di una riorganizzazione del partito nella provincia di Cosenza che vada oltre la strutturazione di una federazione unica».
Sul punto, sono previsti sviluppi nella discussione attraverso due nuovi appuntamenti che dovrebbero tenersi a breve nei due centri nevralgici del territorio: a Castrovillari per definire una piattaforma politico-organizzativa e a Corigliano-Rossano per iniziare, assieme a iscritti ed elettori, un percorso di auto organizzazione.
La necessità di procedere in tale direzione nasce dalla sensazione, nel gruppo promotore, di uno stato di “appiattimento” del partito, a partire dalla mancata analisi – e autocritica – sul disastroso risultato elettorale delle ultime politiche. «Mentre si svolgono i riti formali di un congresso che ormai si protrae da quattro mesi, con una assenza di direzione politica e di iniziative di opposizione nelle istituzioni e nei territori – è stato rilevato nel corso dell’incontro – in Calabria il Pd è assopito, langue».
Un «coma profondo», così viene definito, quello dell’«autoproclamatosi “gruppo dirigente regionale del Pd della Calabria”» che «ha trovato un minimo di sussulto solo per collocarsi nella mozione del presunto vincitore: Bonaccini. E come di consueto dopo la “riconciliazione”, sancita sulla base delle proprie collocazioni personali e di carriera, il silenzio è tornato ad essere tombale».
Un silenzio bollato con un termine forte: «omertà». E i toni usati dai militanti presenti alla riunione nei confronti della dirigenza del partito calabrese non sono certo teneri: «Tace il regionale, tace la federazione di Cosenza, forse a giusta ragione: sembra infatti sia stata chiusa per morosità e anche per assenza e inadempienze di direzione politica. Del resto come può parlare chi non c’è più?», domandano provocatoriamente. Infine, «tace lo sparuto quanto inconsistente gruppetto di eletti».
«L’omertà è il segnale più indicativo, evidente e tangibile – rincarano la dose –. Ci ricorda qualche avvenimento recente: tutti sanno, tutti vedono, tutti fingono, tutti si adattano nell’autoproclamato gruppo dirigente».
Gli interrogativi emersi dall’incontro sono chiari e necessitano – secondo i presenti – di non essere più elusi: «Qual è il profilo politico-programmatico-culturale indicato, proposto e discusso con gli iscritti dal Pd calabrese e dalle sue cinque federazioni per il nostro prossimo congresso? Dove è stato confinato il dibattito sul Pd calabrese? In quale anfratto è stata reclusa la conferenza programmatica proposta nell’ottobre scorso dal segretario regionale?».
Basta, si è detto, all’atteggiamento degli attuali dirigenti improntato all’andare avanti a testa bassa senza curarsi delle tante falle che nel corso del tempo si sono aperte sul cammino e che rischiano di risucchiare l’intero partito in un buco nero. «Dopo le pesantissime sconfitte subite ovunque negli ultimi tre anni sarebbe stato opportuno un approfondimento delle ragioni della disfatta, soprattutto nelle città capoluogo e nelle aree più popolose», sottolinea il gruppo di militanti di Sibaritide e Pollino.
Nel corso dell’incontro è emersa la necessità di una riorganizzazione partitica territoriale dal basso, «per ridare slancio all’iniziativa e alla presenza politica sul territorio». Dito puntato anche contro «l’assenza di un’opposizione incisiva del Pd in Consiglio regionale» e la mancanza di iniziativa politica e istituzionale sui problemi di un territorio nient’affatto secondario per l’economia calabrese: «La Piana di Sibari e Cammarata, l’area più ricca e produttiva della nostra regione», si evidenzia.
«La sconfitta elettorale alle politiche, la subalternità del Pd alle posizioni populiste dei 5 Stelle per la riduzione del numero dei parlamentari e la mancata riforma della legge elettorale hanno fatto sì che i nostri territori rimanessero sguarniti di qualsivoglia rappresentanza parlamentare», concludono i rappresentanti democrat. La misura, sostengono, è ormai colma e serve un deciso – e decisivo – cambio di rotta.