giovedì,Marzo 30 2023

Pd Cosenza, i Ricostituenti a Pecoraro: «Tace sulla debacle alle elezioni»

Nell'area bruzia il segretario provinciale diventa bersaglio delle critiche feroci dei dissidenti dem che si sono autoconvocati: è ancora faida interna

Pd Cosenza, i Ricostituenti a Pecoraro: «Tace sulla debacle alle elezioni»

Procede quasi con una certa svogliatezza il congresso nazionale del Pd. Di certo non sta entusiasmando iscritti e simpatizzanti che criticano l’assenza di un dibattito vero e il rischio che l’appuntamento scivoli nella solita logica di posizionamenti tesi a preservare lo status quo più che a scelte valoriali. Così il dibattito si anima solo per questioni quasi marginali, ma che danno l’idea della confusione che regna nel partito. In particolare negli ultimi tempi il dibattito pare si sia avvitato su chi può o non può entrare nel partito. Così se in Calabria qualcuno vorrebbe stringere le maglie d’ingresso, nel resto d’Italia ci si è un tantino sbracati.

Non ci riferiamo solo al dibattito sulla partecipazione al congresso degli ex Articolo Uno, ma soprattutto alle polemiche legate all’adesione di Giarrusso al partito. «Annuncio oggi ufficialmente il mio ingresso nel Pd», aveva detto sabato Giarrusso, dal palco della convention meneghina di Bonaccini. Era nell’aria visto che l’ex Iena era già stato avvistato a un evento del candidato segretario. E però un annuncio, con queste modalità, non se l’aspettava nessuno. Secondo alcuni retroscena nemmeno lo stesso Bonaccini, il cui staff era sì al corrente dell’intervento di Giarrusso ma non si attendeva queste dichiarazioni.

Al Nazareno non hanno ancora dimenticato le dure uscite dell’europarlamentare contro il Pd. Tanto che lo stesso Bonaccini, dopo le perplessità avanzate pure da Dario Nardella e Piero Fassino che lo sostengono alle primarie, ha voluto specificare: «Siamo un partito aperto a chiunque, se vorrà entrare nel Pd prima di tutto chieda scusa», ha provato così a gettare acqua sul fuoco.  Con scarso successo dobbiamo dire.

In Calabria invece siamo ancora alle accuse reciproche più che al dibattito. Ieri, ad esempio, i “ricostituenti” che si sono autoconvocati lo scorso 24 gennaio a Sibari vista l’inerzia del partito, hanno diffuso una nota molto dura contro il segretario provinciale di Cosenza, Vittorio Pecoraro, reo di non aver affrontato i problemi politici sollevati e «aver derubricato, come sempre, tutto a scontro personale interno».

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«Tace – scrivono – sul “profilo politico-programmatico-culturale” da indicare e discutere con gli iscritti calabresi. Tace sul'”anfratto dove è stata reclusa la Conferenza Programmatica” dello scorso ottobre proposta dal segretario regionale Irto. Tace sulla drammatica sconfitta elettorale subita in Calabria dal Pd alle ultime elezioni politiche, la peggiore sconfitta in termini di percentuali, di voti e di eletti, dove anche lui si è candidato nel collegio uninominale di Cosenza, subendo una cocente sconfitta, uno dei risultati peggiori del partito in un collegio uninominale calabrese e meridionale, dove il Pd ha raggiunto appena il 12% ed i 5Stelle e non la Destra, ha raggiunto oltre il 40%. Tace sull’assenza di opposizione da parte del Pd in Consiglio Regionale. Tace sulla desertificazione politica ed organizzativa del Pd prodotta dai drammatici tre anni di commissariamento e continuata da quando lui è segretario».

Insomma il solito copione di veleni che si chiude così «vogliamo rassicurare e tranquillizzare Pecoraro e chi per lui, che nessuno strumentalizza e personalizza le mozioni nazionali. Infatti l’iniziativa di Sibari essendo autoconvocata non è stata promossa da alcuna mozione e coloro che vi hanno preso parte e sono intervenuti nella discussione, in merito congresso nazionale hanno posizioni e visioni differenti e aderiscono a mozioni diverse; tutto il contrario dell’intruppamento dei dirigenti del partito calabrese che, se pur provenienti da sensibilità diverse, hanno preferito aderire alla mozione Bonaccini, dando per certo la sua elezione a segretario, pensando così di mantenere inalterate e garantirsi i propri ruoli e le proprie funzioni politiche ed istituzionali».

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