A Cosenza i punteggi peggiori in Calabria nello studio delle materie scientifiche: ecco il report
L’analisi dell’Osservatorio sulla povertà educativa redatta da Openpolis e Con i bambini punta i fari sull’effetto degli stereotipi di genere sull’apprendimento: le ragazze sono più scoraggiate dalle «aspettative sociali» a seguire percorsi di istruzione considerati ancora appannaggio maschile
C’è una foto famosa scattata a Bruxelles nel 1927. «Due file di uomini seduti e una in piedi»: la descrive così Gabriella Greison nel suo bel libro “L’incredibile cena dei fisici quantistici”. Un racconto che parte proprio da quello scatto e che quello stesso scatto ha in copertina. «In quella foto, le sedie sono sistemate sopra le scale che da Leopold Park arrivano al portone dell’istituto di fisica più importante della capitale. Si riconosce facilmente Marie Curie, perché è l’unica donna». Ecco, il nostro racconto parte invece da qui, da questa frase incardinata nelle prime pagine del volume di Greison, lei stessa fisica oltre che scrittrice. Parte da qui e si incrocia all’attualità, quasi cent’anni dopo quella foto e quella cena.
Si intitola “Come gli stereotipi di genere incidono sugli apprendimenti” il report dell’Osservatorio sulla povertà educativa #conibambini redatto assieme a Openpolis e se fosse un’immagine non si discosterebbe molto da quella del 1927. Perché il dato che emerge è questo: le ragazze sono sottorappresentate nei percorsi di istruzione scientifici. Un divario tra generi che, presente a livello internazionale, si allarga in Italia. «Tra i 15enni con i migliori risultati in matematica e scienze – riporta Openpolis –, i ragazzi prevedono di lavorare in campo scientifico o come ingegneri in più di un caso su 4 (26%) nei paesi Ocse. Per le ragazze la quota scende al 14,5%. Per l’Italia il divario è ancora più ampio: 26% per i maschi, 12,5% per le femmine».
Differenze maggiori al Sud
Divario, questo, che a sua volta diventa più profondo al Sud. A incidere negativamente sui rendimenti, si spiega, sono le «aspettative sociali» che vogliono le ragazze meno adatte a certi percorsi, portandole «ad avere meno fiducia nelle proprie capacità in questo campo». Dalla minore fiducia derivano così minori risultati: «Lungo tutto il percorso di istruzione bambine e ragazze tendono ad avere risultati peggiori in matematica». Un dato che, si sottolinea nel report, «per essere contrastato, va monitorato anche a livello territoriale».
Ed ecco, dunque, come queste differenze sono dislocate lungo lo Stivale, partendo dai dati della rilevazione Invalsi 2020/2021. «In terza media, si attestano al livello di competenza 1 in matematica (il più basso) mediamente il 22,3% delle ragazze italiane (20,9% tra i maschi). Questa percentuale è più contenuta nel nord-est, dove scende al 15,1% e si attesta comunque al di sotto della media nel nord-ovest (17,5%) e nel centro (18,3%). Mentre sale al 30,9% nella ripartizione “sud” e al 34,6% in quella “sud e isole”. Si tratta delle due aree geografiche in cui ai fini Invalsi è suddiviso il mezzogiorno. La prima comprende Abruzzo, Molise, Campania e Puglia, mentre la seconda Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna».
I dati Invalsi a Cosenza
A livello comunale, gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi ai test Invalsi 2017 degli studenti di II superiore. «Emerge – si legge nel report – come i capoluoghi con i punteggi più elevati per le ragazze siano quelli del nord-est. Nel 43% delle città dell’Italia nord-orientale i risultati delle studentesse nei test numerici Invalsi superano di oltre 10 punti la media nazionale». La Calabria è un deserto di puntini rossi, colore che indica un livello di oltre 10 punti sotto la media (con l’eccezione di Reggio che si colloca invece a un livello leggermente più alto). E a riportare il risultato peggiore, tra i capoluoghi della nostra regione, è proprio Cosenza. «Tra i risultati più distanti dalla media nazionale» Openpolis segnala infatti, «con meno di 150 punti in media nei test numerici, città sarde come Sanluri e Carbonia. Seguite, sempre con meno di 170 punti, da Oristano, Tempio Pausania, Cosenza, Siracusa e Cagliari».
C’è però da rilevare una particolarità: se è vero che al Sud si concentrano i punteggi più bassi per le studentesse, ciò è altrettanto vero per gli studenti. «Emerge infatti – sottolinea Openpolis – una correlazione tra il livello di apprendimento rispetto ai generi: maggiore il risultato delle ragazze, maggiore quello dei ragazzi, e viceversa. Con le città dell’Italia settentrionale frequentemente al di sopra della media, sia per le studentesse che per gli studenti, e quelle dell’Italia meridionale spesso sotto la media nei risultati sia dei ragazzi che delle ragazze».
Non solo, in Calabria i punteggi sono capovolti: più alti per le ragazze, più bassi per i ragazzi. Pendiamo il caso di Cosenza. Livello di competenze numeriche per le femmine 167,14, per i maschi 162,25, con un livello medio di 164,78, quasi 40 punti al di sotto della media italiana.
Questione di fiducia
La fiducia fa il resto. E crea quell’ampio divario di genere su base nazionale di cui abbiamo dato conto all’inizio nella scelta di percorsi di studio scientifici, anche partendo da livelli non molto distanti. «Un fenomeno frequente, emerso nelle rilevazioni internazionali di Ocse, è la tendenza dei genitori ad avere maggiore fiducia nelle possibilità dei figli maschi di lavorare in campo scientifico rispetto alle figlie. Anche a parità di risultati in matematica», scrive Openpolis. Aggiungendo: «Alla base vi è un pregiudizio diffuso, spesso interiorizzato non solo dalle famiglie ma anche dalle stesse bambine e dai loro coetanei. Un pregiudizio che, sebbene smentito dalle evidenze scientifiche, resiste nella mentalità di molte persone».