martedì,Marzo 25 2025

Incidente mortale a Lattarico, fari puntati su una strada in pessimo stato

Così i periti di pm e parte civile definiscono il luogo in cui nel 2016 perse la vita Franco Maierà, sotto accusa due dirigenti della Provincia di Cosenza

Incidente mortale a Lattarico, fari puntati su una strada in pessimo stato

All’epoca della morte di Franco Maierà, la strada provinciale che attraversa il territorio di Lattarico si presentava con «la sagoma deformata», piena di «buche, avvallamenti» e del tutto «sprovvista di guardrail». L’ingegnere Basile Carelli ha confermato ciò che era già noto a proposito del tratto di strada in cui il 4 ottobre del 2016 si consuma l’incidente risultato poi fatale al settantottenne di Rota Greca. Carelli è stato convocato in aula quale consulente del pubblico ministero durante il processo che vede due dirigenti della Provincia di Cosenza alla sbarra con l’accusa di omicidio colposo. Quel giorno, infatti, l’anziano perde il controllo della sua Fiat Panda e precipita in fondo a un dirupo profondo sette metri.  Vi resterà per diverse ore prima dell’arrivo dei soccorsi, e dopo tre giorni di agonia muore in ospedale.

Inizialmente sul registro degli indagati finiscono alcuni medici del Pronto soccorso di Cosenza. Gli inquirenti, infatti, ipotizzano che Maierà sia deceduto per le cure poco tempestive, se non del tutto errate, da lui ricevute dopo l’incidente, ma i sospetti di partenza contro i medici saranno poi fugati. E le accuse archiviate. Le indagini si concentrano così su un’altra pista: quella della cattiva manutenzione della strada che chiama in causa, dunque, i due attuali imputati. Sempre su questo argomento si sono espressi oggi altri testimoni portati in aula da Dorothy De Cicco, avvocato di parte civile della famiglia Maierà. Francesco Sansone, ad esempio. Un amico della vittima che nelle ore immediatamente successive al sinistro si reca sulla Sp94 e realizza un reportage fotografico per documentare il pessimo stato dei luoghi. Proprio quegli scatti saranno poi analizzati dal perito informatico Maximilian Caligiuri che, sentito subito dopo, ne ha confermato l’autenticità escludendo eventuali manomissioni.

Il tema centrale del processo è quello relativo alla causa dell’incidente. Al vaglio del giudice c’è anche la possibilità di un malore occorso al povero Maierà mentre era al volante, circostanza che però la parte civile esclude con decisione. La testimonianza di Raffaele Mandarino si inserisce proprio in questo solco. È il titolare di un’officina presso la quale Maierà si reca poche ore prima dell’incidente per regolare i fari dell’auto. Il meccanico riferisce di averlo visto in ottime condizioni di salute poiché diversamente, «per prassi non gli avrei riconsegnato le chiavi».

Con l’ingegnere Manna si è tornati invece sulle condizioni della strada provinciale. Si tratta del consulente di parte già nominato dai Maierà mentre era in corso l’indagine a carico dei medici, e oggi ha ribadito le conclusioni a cui era giunto all’epoca, in particolare sull’assenza del guardrail, dispositivo di protezione a suo avviso «obbligatorio» in quel tratto di strada per la presenza di un dislivello di sette metri e di ostacoli fissi quali «tralicci e una vasca per la raccolta delle acque».

Dopo la sua testimonianza il giudice ha dichiarato conclusi i lavori in aula. Il processo riprenderà il prossimo 13 marzo, data in cui un altro consulente tecnico dell’avvocato Dorothy De Cicco sarà messo a confronto con quello nominato dai difensori degli imputati, gli avvocati Francesco Chiaia e Nicola Rendace.

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