«Rende, dalla città a misura d’uomo a quella del cemento»
Il gruppo "Innova Rende" contrappone le politiche urbanistiche attuali a quelle di Cecchino Principe e dell'architetto Empio Malara
«La città di Rende è sin dagli anni ’60, grazie alla visione politica di Cecchino Principe ed all’ingegno dell’architetto Empio Malara, pioniera nel campo dell’urbanistica a misura d’uomo, una città dove il verde e gli spazi di aggregazione sociale all’avanguardia hanno rappresentato per anni la sua cartina di tornasole. Oggi, purtroppo, la cittadinanza si ritrova ad osservare interventi di riqualificazione di alcune piazze e luoghi pubblici figli soltanto della necessità di mostrare che a Rende c’è ancora un’amministrazione che opera sul territorio; senza dimenticare alcune pessime realizzazioni come il ponte pedonale di viale dei Giardini, le rotatorie “psichedeliche” site sulle due arterie principali della città o la potatura indiscriminata dello storico patrimonio arboreo rendese».
È quanto affermano in una nota i membri del gruppo Innova Rende, dicendosi dispiaciuti nel «constatare che nonostante in città, in consiglio comunale e nelle stanze di cia Rossini si discuta del prossimo Psc, le maggiori attenzioni rivolte al Piano sono di natura volumetrica e di aumento della cementificazione, anziché riflettere e ragionare sul fatto di essere in una società post pandemica e sul come arginare il fenomeno dei tanti non luoghi che negli ultimi anni la Città ha visto pericolosamente aumentare».
A loro avviso, in tale ottica anche la riqualificazione della villetta di San Giovanni diventa «un’opportunità persa che Rende, ricca di enormi spazi pubblici e di verde, avrebbe dovuto cogliere, così da valorizzare ancor di più tutte quelle peculiarità che l’hanno resa oggetto di studio in prestigiose università«.
«Comprendiamo che la “granitica” maggioranza Manna non viva un bel momento – conclude la nota – visti i diversi impedimenti che interessano importanti esponenti della Giunta, tuttavia riteniamo l’estemporaneità priva di una visione complessiva della cosa pubblica degli attuali amministratori, una prassi pericolosa, che rischia di allontanare Rende ed i suoi cittadini dalla possibilità di abbracciare le future occasioni di progresso e di sviluppo alle quali la città dovrebbe puntare con decisione».