Cosenza, lavoratori licenziati per due volte e sempre reintegrati dai giudici
L'odissea di sei guardie giurate si risolve al meglio dopo otto anni di tira e molla con l'azienda, saranno risarciti per il loro allontanamento illegittimo
Licenziati, poi reintegrati dai giudici, nuovamente licenziati e ancora reintegrati. Si è conclusa solo di recente la lunga battaglia legale di sei guardie giurate cosentine della Sicurcenter spa, società del gruppo Sicurtransport. Otto anni durante i quali il gruppo di lavoratori ha lottato per ottenere la declaratoria di illegittimità dei reiterati licenziamenti da loro subiti a partire dal 2015. Ora, a porre la pietra tombale sulla vicenda arriva la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Catanzaro, relatore il giudice Emilio Sirianni.
La controversia ha origine quando Mauro Bruno, Giuseppe Calabrese, Antonio Fortino, Manuel Lo Feudo, Salvatore Miceli e Luigi Santoianni, subiscono un primo licenziamento collettivo, provvedimento impugnato per il tramite dell’avvocato Oreste Via davanti al Tribunale di Cosenza. I sei ottengono subito il reintegro e la società è condannata anche a pagare loro un risarcimento pari a dodici mensilità retributive. La pronuncia viene confermata anche in Appello e Cassazione, concordi nel ritenere il licenziamento illegittimo, ma la vicenda non si conclude qui.
I rapporti all’interno della ditta continuano a essere conflittuali, tant’è che nel 2017 uno dei sei lavoratori, Manuel Lo Feudo, subisce un ulteriore licenziamento. Nuova sfida a colpi di carte bollate e i giudici danno ancora ragione all’avvocato Oreste Via. Il risultato è che Lo Feudo si riprende l’impiego, ma a quel punto rifiuta di tornare nell’azienda e avvia una nuova vita lavorativa.
Gli altri cinque suoi colleghi non se la passano meglio. Per loro, nel 2018, arriva un altro licenziamento collettivo e anche questo ulteriore capitolo finisce al vaglio dell’autorità giudiziaria. Anche stavolta l’epilogo è in linea con i precedenti. L’attualità, infatti, racconta che dopo l’ennesimo ricorso proposto da Oreste Via, il gruppo dei cinque ha ottenuto il reintegro con relativo risarcimento dei danni subiti. Solo un lavoratore, Giuseppe Calabrese, ha deciso di ritornare alle dipendenze della società, gli altri quatto hanno preferito ricollocarsi altrove.