venerdì,Marzo 29 2024

San Benedetto Ullano, la piccola Riace dell’Arberia. La sindaca: «I nostri sentimenti sono liberi»

Rosaria Capparelli: «Le origini albanesi della popolazione favoriscono l'abbattimento di muri ideologici. Cutro ci lascia un patrimonio di dolore e impotenza»

San Benedetto Ullano, la piccola Riace dell’Arberia. La sindaca: «I nostri sentimenti sono  liberi»

San Benedetto Ullano come Riace. Magari non nelle dimensioni, ma nella sostanza sicuramente sì. Non è passato inosservato il gesto compiuto da Rosaria Capparelli, sindaca del comune arbereshe in provincia di Cosenza, che ieri ha accolto un piccolo nucleo familiare pakistano reduce dalla tragedia di Cutro. Si tratta di due fratelli e un cugino poco più che ventenni, affidati all’associazione don Vincenzo Matrangolo di Acquaformosa da cui sono passati 1700 ospiti in 13 anni di attività.

Giovanni Manoccio è il presidente di questa associazione, i cui scopi primari sono l’assistenza ai migranti per la tutela e la realizzazione dei loro diritti civili; lo scambio interculturale tra soggetti provenienti da diversi contesti socio-culturali; la prevenzione e il contrasto di ogni forma di discriminazione e intolleranza, in particolare, nei confronti dei migranti stessi e dei rifugiati. Ieri mattina ha esultato sui social. «Abbiamo vinto una bella battaglia di civiltà» ha scritto, mentre la prima cittadina aveva già dettato la linea alla sua comunità dicendo: «Accogliamoli con affetto e facciamo sentire loro la nostra vicinanza».

Sindaca Capparelli, nel parlare di migranti e accoglienza c’è sempre un po’ di timore. Lei lo ha fatto liberamente e con trasporto.
«E’ una cosa in cui io credo molto. Oltretutto non abbiamo motivi di preoccupazione. Facciamo parte del circuito Sprar dal 2016 (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) e tantissimi ragazzi sono stati accolti dal nostro comune. I miei sono sentimenti liberi, dettati dal fatto che il progetto funziona bene e che la comunità vive con tranquillità». 

Amministra un comune di 1500 anime nell’entroterra cosentino e il vento della solidarietà soffia più che altrove. Come si integra chi arriva da voi?
«Vivendo la nostra quotidianità. I bambini vanno a scuola e molti giovani hanno trovato lavoro nelle aziende dell’hinterland. Alcuni nuclei familiari sono andati via concluso il loro percorso, altri hanno deciso di restare stabilmente a San Benedetto Ullano. Se non è integrazione questa…».

L’Arberia è quasi un unicum, quanto influiscono le origini albanesi del territorio sulla predisposizione ad aprire le porte?
«Favoriscono l’abbattimento dei muri ideologici. I nostri antenati, in fuga dall’invasione turca e con tutte le difficoltà dell’epoca, trovarono ospitalità e ristoro in questo lembo di terra. San Benedetto Ullano, anche prima del progetto Sprar, ora Sai, esprimeva al suo interno comunità rumene. Noi non abbiamo paura dello straniero. Ricordo che ci fu un’iniziale ritrosia poi dissolta all’arrivo del primo nucleo familiare. Sono una vera risorsa, perché c’è uno scambio paritario: noi li aiutiamo in un momento di grande difficoltà, loro ci contaminano con una cultura diversa. Si tratta di un vero arricchimento».

Oggi a Cutro si terrà il Consiglio dei Ministri di un governo di destra. Cosa vorrebbe emergesse?
«Mi aspetto una maggiore apertura verso questi temi e una maggiore conoscenza della seconda accoglienza nei piccoli territori, come quella che facciamo noi. Chi sta al Governo non conosce nulla di queste cose ed è opportuno che inizi a documentarsi». 

Cosa lascia la tragedia di Cutro alla Calabria?
«Un patrimonio di dolore e di impotenza. Sentimenti contrastanti, difficili da descrivere. Per i sopravvissuti è momento di speranza. Ieri ho detto ai tre ragazzi che devono sentirsi come a casa loro e che devono provare a realizzare il sogno che li ha spinti a salire a bordo di quel maledetto barcone».

Circola il paragone con Riace, la inorgoglisce?
«Sì, mi inorgoglisce. Ma i numeri sono molto più piccoli. Riace fu un’esperienza diversa e a più ampio respiro. Ma l’idea di accoglienza è sicuramente la stessa».