sabato,Aprile 1 2023

La lezione di Mariantonia Avati a Cosenza e il ricordo di quel set che la fece innamorare del cinema | VIDEO

La regista e scrittrice ha tenuto una due giorni di masterclass ai giovanissimi parlando di Settima arte e scrittura

La lezione di Mariantonia Avati a Cosenza e il ricordo di quel set che la fece innamorare del cinema | VIDEO

Il set per lei fu galeotto, ma non nel senso che si potrebbe immaginare. A diciassette anni, col cuore a pezzi per il tradimento di un fidanzato, Mariantonia Avati finì in mezzo alla lavorazione di un film che suo padre, Pupi Avati stava dirigendo. «Temeva che mi uccidessi per la delusione e mi chiese di andare con lui. Fino a quel momento di cinema non ne volevo sentire parlare, per me era l’arte che mi portava via mio padre, eppure quel giorno scoccò una scintilla che non s’è mai spenta».

La regista e scrittrice è tornata in Calabria, a Cosenza, grazie alla tenacia di Mattia Scaramuzzo ideatore del festival Cineincontriamoci. «È stato un grande traguardo cominciare questo percorso di masterclass – ha detto Scaramuzzo – e i ragazzi fremono per sapere chi sarà il prossimo ospite. Spero di poterlo svelare presto».

A ospitare gli incontri è stata la scuola “Misasi”, teatro di lezioni sui segreti della Settima arte. «Il segreto per coinvolgere i ragazzi è creare un legame empatico, se loro si sentono coinvolti possono dare grandi soddisfazione, e solo in questo modo si perfeziona quello scambio tra chi insegna e chi ascolta».

Sul futuro delle sale Mariantonia Avati non è molto ottimista: «La pandemia ha contribuito molto all’isolamento e, a meno di un intervento forte da parte degli esercenti sul costo dei biglietti, non vedo un futuro roseo». Le chiediamo cosa ne pensa del cinema italiano oggi e lei risponde tranchant: «Mi piace quello ambizioso, non sopporto il ripiegamento su noi stessi e la perseveranza nel raccontare la banalità del dirimpettaio. Le storie al momento si assomigliano tutte e gli interpreti sono sempre gli stessi. Bisogna osare e affrontare qualche rischio. Questa è arte».