venerdì,Marzo 29 2024

Dieci anni senza Alessandro Bozzo: due giorni di riflessione su libertà di stampa, giornalismo e precariato

Il cronista scomparso tragicamente nel 2013 è stato ricordato a Cosenza da familiari, amici e colleghi nel corso di un'iniziativa che ha coinvolto anche i ragazzi delle scuole

Dieci anni senza Alessandro Bozzo: due giorni di riflessione su libertà di stampa, giornalismo e precariato

«In dieci anni la situazione nei giornali e in generale nel mondo del lavoro non è migliorata, non soltanto in Calabria, e l’esempio di Alessandro Bozzo dimostra che lo sfruttamento intellettuale e la libertà di stampa sono temi, purtroppo, ancora attualissimi». Cosenza ha ricordato il giornalista scomparso tragicamente il 15 marzo 2013, registrando interesse e partecipazione intorno alle due giornate di riflessione sulle difficoltà di fare il cronista e, più in generale, sul precariato imperante non soltanto nelle redazioni.

Ieri, nelle ore in cui il segretario nazionale Maurizio Landini apriva a Rimini il XIX congresso della Cgil puntando proprio su lotta al precariato e lavoro come diritto imprescindibile, a Cosenza la storia di Bozzo veniva raccontata ai ragazzi delle scuole e poi ricordata dalla famiglia oltre che dagli amici e dai colleghi.

L’anniversario della morte di Bozzo è stato un lungo e partecipato momento in tre tappe per analizzare il mondo del lavoro: in mattinata a Villa Rendano con le scuole superiori, il dialogo moderato dalla consigliera comunale di Cosenza con delega alla Cultura, Antonietta Cozza, alla presenza dell’assessore alla Cultura di Marano Principato, Lia Molinaro e di Lucio Luca, autore del libro “Quattro centesimi a riga. Morire di giornalismo” (ed. Zolfo, 2022) e giornalista de La Repubblica che da anni segue il caso Bozzo, al quale aveva già dedicato un primo libro, “L’altro giorno ho fatto quarant’anni” (Laurana editore, 2018).

Con loro Marianna Bozzo, sorella di Alessandro che ha tratteggiato il profilo di un fratello maggiore con il «sacro fuoco» del giornalismo alimentato fin da piccolo, e i giornalisti Rosamaria Aquino ed Eugenio Furia, ex colleghi che hanno ripercorso le tappe della sua carriera arricchendola di aneddoti e insegnamenti sulla professione. In platea gli studenti del liceo scientifico “E. Fermi” di Cosenza, del Polo scientifico Brutium, delle scuole secondarie di Marano Principato e dell’istituto comprensivo di Cerisano che, dopo letto e avviato una riflessione sul libro di Luca (le copie sono state donate da Paolo Tucci di Gap Life srl), hanno dimostrato di aver centrato il senso del libro e hanno incalzato i relatori con domande puntuali e ricche di spunti sul giornalismo e non solo.

Nel pomeriggio, invece, il Museo dei Brettii e degli Enotri ha ospitato un dibattito a più voci sulla libertà di stampa e su temi come il precariato e le ingerenze della politica nel lavoro delle redazioni, le querele temerarie e il futuro dell’informazione.

Il sindaco di Marano Principato, Pino Salerno, e l’assessora Molinaro hanno ricevuto i saluti dell’amministrazione del capoluogo (il sindaco non ha potuto partecipare per il concomitante consiglio comunale sull’autonomia differenziata) mentre Raffaele Zunino ha aperto i lavori in rappresentanza del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa”. Moderati da Antonietta Cozza, accanto a Lucio Luca, Marianna Bozzo e Rosamaria Aquino sono intervenuti Francesco Graziadio, consigliere comunale e giornalista nonché ex collega di Bozzo, l’assessore comunale Veronica Buffone e la vice-sindaco Maria Pia Funaro. Hanno preso la parola anche i genitori di Alessandro, Franco Bozzo e Venere Ricca, mentre Roberto Grandinetti ha raccontato i suoi oltre vent’anni di professione facendo luce su soddisfazioni e delusioni vissute all’interno dei quotidiani locali a cavallo del nuovo millennio.

L’iniziativa aveva avuto una sorta di “anteprima” domenica 12 marzo a Marano Principato, luogo in cui il giornalista di Donnici si tolse la vita: alle 18 nell’auditorium del centro di aggregazione giovanile “Cesare Baccelli”, l’attore Salvo Piparo e il musicista Michele Piccione hanno messo in scena la pièce “Volevo solo fare il giornalista – La storia di Alessandro Bozzo” tratta da “Quattro centesimi a riga”.

Il reading, che ricalca la forma del “cunto” siciliano aggiornandolo con i più riusciti esperimenti di teatro civile, era stato presentato in una versione embrionale al festival “Trame” di Lamezia Terme nel 2019: ora il monologo – nella versione arricchita dall’apporto di un polistrumentista – assume una forma più strutturata, e vanta già repliche in tutta Italia, dal festival delle Idee di Venezia al congresso nazionale della Fnsi, la Federazione nazionale della stampa, a Riccione: qui il monologo dedicato ad Alessandro Bozzo è stato scelto come storia paradigmatica, nella speranza che il suo esempio «non rimanga confinato in Calabria ma diventi il simbolo del futuro sempre più a rischio dell’informazione».

A inizio 2023 lo spettacolo è stato replicato alla Camera del Lavoro di Milano, mentre al termine della replica di domenica scorsa l’amministrazione comunale di Cosenza ha preso l’impegno di riproporlo appena possibile in uno dei teatri della città, con il coinvolgimento delle scuole che si sono già mostrate molto sensibili all’argomento.

Con il sostegno dell’Istituto per gli Studi Storici, del Centro turistico Giovanile di Marano Principato, del Circolo della Stampa “Maria Rosaria Sessa” e della Fondazione Attilio e Elena Giuliani oltre che della libreria Raccontami, l’iniziativa ha segnato anche un’importante sinergia istituzionale tra l’amministrazione comunale bruzia e il centro appena alle porte del capoluogo, interessato da una rinascita culturale nella quale si iscrive la recente inaugurazione della biblioteca intitolata al geo-archeologo Gioacchino Lena. Marano Principato è stato, peraltro, il primo soggetto a entrare nel patto intercomunale “Città che legge” approvato l’estate scorsa dalla giunta di Cosenza.

Le due giornate ospitate tra Cosenza e Marano Principato sono state un modo per celebrare i cinquant’anni di Alessandro e ribadire che il suo esempio non deve essere dimenticato.