Ordine dei giornalisti, seminario con con il presidente nazionale Carlo Bartoli | VIDEO
Autorevolezza e credibilità rimangono il baluardo della categoria, segno distintivo irrinunciabile incrinato però dalla precarietà del lavoro giornalistico
L’innovazione tecnologica aggiorna i liguaggi, gli strumenti, le tempistiche e le modalità di trasmissione dei flussi di notizie, ma il giornalista rimane ugualmente e saldamente ancorato a quei principi etici e deontologici che continuano a rappresentare la stella polare degli operatori dell’informazione e che sono insieme un argine ed una garanzia per l’utente, soprattutto nell’attuale contesto della scena comunicativa, aperta ad ogni tipo di messaggio, tanto da rendere complicata la distinzione tra notizie vere e notizie false.
Nei seminari coordinati dal presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, organizzati a Catanzaro e Rende anche su impulso del Circolo della Stampa Maria Rosaria Sessa di Cosenza, con il contributo del presidente regionale Giuseppe Soluri e di Alberto Scerbo, docente di filosofia del diritto alla Magna Grecia di Catanzaro, si è parlato di nuove frontiere del giornalismo digitale, diritto di cronaca, ma anche dell’approccio del cronista con argomenti delicati come il suicidio.
Tenendo a mente le regole a cui un professionista dell’informazione deve sottostare in ogni contesto e che delineano la differenza rispetto a chi, nel mare magnum della rete, non avendo il vincolo dell’etica e della deontologia, finisce col distorcere l’esercizio della libertà di pensiero sancito dalla Costituzione, laddove questa libertà viene disgiunta dalla responsabilità.
Nell’era digitale, la cattiva informazione, quella non sottoposta ai tre punti cardine dell’etica giornalistica, ovvero la verità, l’interesse pubblico e la continenza della notizia, rischia di generare nell’opinione pubblica, convinzioni errate sulla base di scritti frettolosi e privi di verifica.
Sul web poi, l’alterazione della verità rimane nel tempo e nelle pieghe di una catena di condivisioni di cui presto si perdono il controllo e le tracce. Autorevolezza e credibilità rimangono il baluardo della categoria, segno distintivo irrinunciabile incrinato però dalla precarietà del lavoro giornalistico, che rischia di inficiarne la genuinità e lo spirito critico. Anche di questo il presidente Bartoli ha parlato nell’intervista rilasciata al nostro network e riportata nel video in apertura di articolo.