venerdì,Giugno 2 2023

Cosenza, l’estorsione vicino al Ponte di Calatrava firmata da Barone

Il pentito di 'ndrangheta svela di aver compiuto un atto intimidatorio nei pressi del cantiere all'epoca situato a Gergeri

Cosenza, l’estorsione vicino al Ponte di Calatrava firmata da Barone

Ha un nome e un cognome l’autore delle intimidazioni compiute a Cosenza negli anni passati vicino al Ponte di Calatrava. Parliamo di Ivan Barone, neo pentito della ‘ndrangheta cosentina, indagato insieme ad altre 244 persone per la maxi inchiesta antimafia coordinata dalla Dda di Catanzaro.

Il collaboratore di giustizia svela le sue azioni delittuose ai magistrati antimafia. «In questo periodo ho effettuato chiamate minatorie a scopo estorsivo». E aggiunge: «Ho incendiato autoveicoli e mezzi aziendali, ad esempio una ruspa nei pressi di un cantiere vicino al ponte “Calatrava“, ed altre azioni estorsive, tutte finalizzate ad agevolare il gruppo di appartenenza». Barone infatti dal 2012 in poi ha dichiarato di aver aderito al clan “Rango-zingari” guidato all’epoca da Maurizio Rango e Franco Bruzzese.

Lo stipendio di 200 euro a settimana a Ivan Barone

«Per questa mia attività, io ricevevo direttamente da Maurizio Rango o talvolta da altri soggetti del gruppo quali Rocco Bevilacqua, uno stipendio di 200 euro a settimana, oltre a una quota parte sul profitto delle estorsioni in occasione delle tre festività annuali (Natale, Pasqua e Ferragosto)» dichiara Ivan Barone. «Inoltre, dopo l’azione eseguita ai danni di Pasquale Bruni, sebbene non sia andata a buon fine, Maurizio Rango aveva proposto di darmi un premio consistente nella formale affiliazione che ormai era stata già decisa nonostante il mio scarso interesse».

«Ero uno di loro»

I componenti del clan “Rango-zingari” avrebbero voluto, dando credito a ciò che ha riferito Ivan Barone, il neo pentito a pieno titolo nel gruppo. “Anche Ettore Sottile me ne parlava; infatti sia Rango che Sottile volevano portarmi allo stesso formale livello criminale di Domenico Mignolo e Danilo Bevilacqua (figlio di “Mano Mozza“), che se ben ricordo, già all’epoca avevano la seconda dote di ‘ndrangheta. Tuttavia anche in questo caso l’affiliazione non si è realizzata perché Rango e Sottile vennero arrestati. Di questi discorsi – evidenzia Ivan Barone – ne ero a conoscenza perché, sebbene formalmente non ancora “battezzato“, facevo stabilmente parte del gruppo». «Agivo – conclude Barone – con loro in quasi tutte le azioni delittuose, e pertanto ne parlavo spesso con tutti, i quali mi consideravano sostanzialmente un azionista del gruppo» (continua a leggere in basso)

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