Il pentito che ha rivelato i progetti di morte contro Gratteri non è protetto
Lo strano caso di Antonio Genesio Mangone, collaboratore di giustizia pur senza essere considerato tale
«Antonio Genesio Mangone è senza protezione, è giusto che lo sappiano tutti gli organi di stampa che oggi si occupano di lui. Le stesse testate che informano l’opinione pubblica delle sue dichiarazioni al maxiprocesso Rinascita Scott, ed in particolare sui propositi ritorsivi della ‘ndrangheta nei confronti del procuratore Nicola Gratteri e dei suoi più stretti collaboratori». È quanto afferma l’avvocato Claudia Conidi, che assiste l’uomo, originario di Cariati ma residente in Veneto, non imputato in Rinascita Scott e già coinvolto in un procedimento che ha colpito i Grande Aracri di Cutro.
Mangone si trova in una condizione atipica: «Ero stata chiamata per la sua deposizione al maxiprocesso – evidenzia la penalista catanzarese – ma il pubblico ministero ha spiegato che Mangone sarebbe stato escusso in veste di testimone e, per tale motivo, ho ritenuto di dover lasciare l’aula perché sul piano tecnico non era necessaria la mia presenza. Ma, terminato il suo controesame, nella giornata odierna, inoltrerò al procuratore Gratteri una nuova comunicazione, l’ennesima, che segue quindi altre inviate in precedenza, ma rimaste senza riscontro». (Continua a leggere l’articolo su Lacnews24.it)
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