mercoledì,Giugno 7 2023

Cosenza, trentasettenne assolto dall’accusa di aver violentato una escort

A ottobre del 2021 la donna lo aveva denunciato e fatto arrestare, ma dal processo è emersa poi una verità di gran lunga differente

Cosenza, trentasettenne assolto dall’accusa di aver violentato una escort

Andare con una prostituta può essere considerato un atto di libertà, ma per il cosentino R.G di 37 anni si è rivelata solo una pessima idea. Perché a seguito di un incontro ravvicinato di quel tipo, la libertà lui ha finito per perderla. Quella donna, infatti, l’ha denunciato per violenza sessuale, innescando così una spirale giudiziaria che lo ha fatto finire per tre mesi ai domiciliari, costringendolo poi all’obbligo di firma per un altro semestre.

In realtà, il trentasettenne non aveva commesso alcuno stupro. Di questo, almeno, sembrano essersi convinto il Tribunale di Cosenza che nelle scorse ore lo ha mandato a casa con in tasca un’assoluzione. «Per insufficienza di prove» aveva provato a suggerire la Procura, ma alla fine il verdetto è stato in linea con quanto auspicato dai difensori Nicola Rendace e Marianna Muscatello: «Il fatto non sussiste».

Tutto ha inizio a ottobre del 2021, quando il futuro imputato contatta la escort su un social network e fissa con lei un appuntamento in un B&B della città. Le cose sembrano filare per il meglio, ma una volta consumato il rapporto cominciano i guai. Il trentasettenne, infatti, riceve una serie di messaggi dalla donna di nazionalità romena che gli chiede del denaro. Lamenta anche la sparizione dei soldi in suo possesso e, a conti fatti, pretende da cui qualcosa come sette-ottocento euro. In caso contrario, avverte, lo avrebbe denunciato per violenza sessuale.

La donna darà poi seguito alle minacce, recandosi in Pronto soccorso a raccontare la presunta disavventura in cui è incappata. In un primo momento, il suo racconto è ritenuto credibile, tant’è che a carico dell’uomo viene emessa una misura cautelare. Il quadro, però, si ribalta durante il dibattimento. In aula, infatti, sfilano i medici e i sanitari che l’hanno visitata nella sera incriminata e tutti loro escludono che la stessa avesse segni riconducibili a violenze né tantomeno a percosse. A ciò si aggiungeranno anche quegli sms dal retrogusto intimidatorio da lei inviati all’imputato. Due elementi che combinati fra loro hanno portato alla sua assoluzione.