mercoledì,Aprile 30 2025

Rende, approvata anche una mozione di minoranza. Talarico: «Non saremo il Donbass»

I consiglieri di opposizione: «La Città Unica non può essere istituita a freddo, senza che i comuni interessati si siano misurati sulle politiche di gestione comune di servizi essenziali come le politiche di bilancio, la programmazione urbanistica e delle infrastrutture, la distribuzione dell’acqua, la raccolta dei rifiuti»

Rende, approvata anche una mozione di minoranza. Talarico: «Non saremo il Donbass»

Discussione lunga e accesa anche nel consiglio comunale di Rende, non solo in quello di Cosenza. Il pubblico consesso ha espresso contrarietà alla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero secondo la proposta di legge regionale sulla città unica depositata dai consiglieri di centrodestra.

Tra gli altri, si sono distinti gli interventi di Sandro Principe e di Mimmo Talarico che ha tuonato: «Rende non sarà il Donbass» per evidenziare come veda il tentativo in atto di ledere l’autonomia dei singoli municipi.

Fatto sta che il consiglio comunale di Rende, con riferimento all’odg recante “Discussione sulla proposta di Legge Regionale-Istituzione del nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero-Determinazioni”,è stato approvato anche un documento di minoranza:

  1. Per attuare l’unificazione delle città di Cosenza, Rende e Castrolibero condizione imprescindibile è il coinvolgimento della città di Montalto Uffugo. Pertanto, la futura città unica dovrà essere costituita dalla fusione dei comuni di Cosenza, Rende, Castrolibero e Montalto Uffugo;
  2. La Città Unica non può essere istituita a freddo, senza che i comuni interessati si siano misurati sulle politiche di gestione comune di servizi essenziali come le politiche di bilancio, la programmazione urbanistica e delle infrastrutture, la distribuzione dell’acqua, la raccolta dei rifiuti, l’organizzazione scolastica, gli eventi culturali, il welfare comunale per anziani, giovani e donne (anche per favorire la natalità), le iniziative per sostenere il mondo del lavoro e delle imprese. Del resto, nulla impedisce ai comuni interessati di utilizzare sin da subito l’istituto dell’Unione tra i Comuni, previsto dal TUEL, per sperimentare la gestione comune dei servizi di cui si è detto;
  3. L’Unione dei Comuni produrrà la sperimentazione del progetto di Città Unica, che dovrà essere sottoposta al voto consapevole dei cittadini elettori attraverso l’istituto referendario;
  4. In sede referendaria, il progetto di Città Unica deve ottenere il voto favorevole della maggioranza dei votanti in ogni comune che partecipa al procedimento di fusione per istituire la Città Unica;
  5. Il referendum è valido se in ogni comune partecipa il 50% + 1 degli elettori aventi diritto al voto.

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