venerdì,Marzo 29 2024

Alto Tirreno, comunità unite per commemorare i giovani volati via troppo presto

Un folto gruppo di persone ha percorso le vie cittadine fino alla chiesa Stella Maris. L'evento è stato organizzato dalla pro loco e dall’Unione delle associazioni della Riviera dei Cedri e del Pollino

Alto Tirreno, comunità unite per commemorare i giovani volati via troppo presto

Erano tantissime le persone che ieri, a Tortora, nonostante la serata ventosa hanno aderito alla manifestazione indetta per ricordare i giovani del Tirreno cosentino morti prematuramente nei mesi scorsi.

Un folto gruppo di persone ha percorso le vie cittadine fino alla chiesa Stella Maris. Qui, il vescovo della diocesi San Marco Argentano-Scalea, monsignor Stefano Rega, ha officiato la funzione religiosa, per l’occasione aiutato da sacerdoti di diverse parrocchie del circondario.

Tanti i parenti e gli amici dei giovani venuti a testimoniare il dolore, e tanti erano anche i comuni cittadini, le forze dell’ordine e i rappresentanti istituzionali che si sono stretti idealmente a loro in un abbraccio di speranza. In prima fila, oltre ai famigliari, c’era anche il consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro, attualmente presidente della commissione consiliare contro il fenomeno della ‘ndrangheta, della corruzione e dell’illegalità diffusa.

L’evento è stato organizzato dalla pro loco della presidente Rosalba Caputo, e dall’Unione delle associazioni della Riviera dei Cedri e del Pollino, coordinata da Ettore Simone Durante. «Vogliamo ringraziare quanti ci hanno onorato della loro presenza – fanno sapere i promotori – che non era affatto scontata. Ringraziamo tutti, i cittadini, le forze dell’ordine, i sindaci, il vescovo, i parroci, associazioni e anche i giornalisti venuti a testimoniare questo evento. Il nostro abbraccio arrivi ad ognuna delle famiglie colpite da questi lutti». Inoltre, la presidente Caputo ha letto una lunga lettera, che ha suscitato più volte gli applausi e la commozione dei presenti.

Angeli volati via

Il corteo è partito da via Ruggiero Pucci, la strada che la notte del 17 febbraio scorso è diventata teatro della tragedia che ha portato alla morte Francesco Prisco, 31 anni ancora da compiere, spirato dopo dieci giorni di agonia nell’ospedale Annunziata di Cosenza. Secondo le risultanze degli investigatori, il giovane sarebbe finito al centro di un regolamento di conti, nel corso del quale il giovane è stato ripetutamente colpito da numerosi colpi di fucile caricato a pallettoni.

La madre Erminia ha marciato al fianco delle sorelle di Ilaria Sollazzo, 31 anche lei, docente di Scalea freddata con cinque colpi di pistola sparati dall’arma di servizio dell’ex compagno, professione guardia giurata, e padre di sua figlia.

Ma c’erano anche amici e parenti di Daniele, Serena, Hesam, Amedeo, Luigi Emanuele, Antonella, Valentina e tutti i giovani del Tirreno cosentino, tantissimi, che negli ultimi due anni, per i motivi più disparati, hanno smesso di vivere prematuramente.

Nell’elenco degli angeli, c’era anche il nome di Massimiliano Carbone, trucidato a Locri a 30 anni, nel 2004, per essersi innamorato della donna “sbagliata” ed aver concepito un bambino insieme a lei. Diciannove anni dopo, quel delitto è ancora impunito. Sua madre Liliana, che dai social ha appreso della manifestazione, aveva scritto: «Sono vicina a tutti voi, anche in memoria di mio figlio». Di qui la decisione di ricordare anche Massimiliano.

Ilaria, un uragano di felicità

Tra le tante storie di strazio e dolore che la cronaca locale è stata costretta ha raccontare negli ultimi tempi, c’è, come abbiamo detto poc’anzi, anche quella Ilaria Sollazzo, uccisa dal suo carnefice la notte del 2 ottobre scorso perché non accettava la fine della loro relazione, da cui due anni e mezzo prima era nata la loro bambina.

«Noi viviamo per lei – ha detto la sorella Maria Pia alle nostre telecamere – dobbiamo darle serenità e farla crescere nel miglior modo possibile». Quanto alla sorella Ilaria, persona amata e stimata da tutti in paese, ha detto: «Ilaria era, anzi è, perché a me piace ricordarla viva, un uragano di felicità. Una settimana prima di essere uccisa, pioveva. Abbiamo sentito ridere a squarciagola, io e mamma ci siamo affacciate dal balcone e abbiamo visto lei e la figlia cantare e ballare sotto la pioggia. Mia madre si è arrabbiata, le ha chiesto che cosa stesse facendo. Lei ha risposto che si stava godendo quel momento con la sua bambina perché è bellissimo ballare sotto la pioggia. Questa era Ilaria. Mi manca, ci manca come l’aria».