Il poeta dialettale calabrese Daniel Cundari affascina il pubblico al Salone del libro di Torino
Il critico letterario Wojciech Szymański: «Ho sentito le sue parole come pietre su di me. Non era una semplice lettura. Daniel Cundari mi ha lapidato»
Un grande artista calabrese conquista il Salone del Libro di Torino. Ieri il pubblico era delle grandi occasioni al Salone Internazionale del Libro di Torino. L’occasione era “Dialetti del sottosuolo: voci e suoni delle lingue del Mediterraneo”. Daniel Cundari è entrato subito in sinergia con Ettore Castagna: «Conoscersi da sempre non essendoci mai conosciuti prima di ieri: la magia della parola, che in principio è sempre singhiozzo, rumore, suono, musica». Daniel con il suo stile inimitabile, con la sua arte e la sua teatralità è riuscito a colpire il pubblico con il “Sentirsi dentro”, nel magma del nostro idioma ricchissimo, che è greco, latino, arabo, bizantino, osco, provenzale.
Lo dice benissimo il poeta e scrittore calabrese: «Essere autunno, primavera, estate e inverno. Essere Calabria, nell’accezione più alta del termine: Terra, Mare, Aria, Fuoco. Storia». Tutto questo ieri a Torino grazie alla Regione Calabria, all’Accademia dei Caccuriani e al Sistema Bibliotecario Lametino. Di Daniel Cundari Wojciech Szymański ha detto: «Se Dario Fo fosse calabrese sarebbe Daniele Cundari. Cundari è abitato da qualche spirito recondito. La sua parola – calabra o spagnola – lo lega alla geniale ribellione del poeta precoce per eccellenza, Arthur Rimbaud, e al misticismo dell’alchimia verbale di un Campana, di un Fo o di un Bene. Ho sentito le sue parole come pietre su di me. Non era una semplice lettura. Daniel Cundari mi ha lapidato.