giovedì,Ottobre 10 2024

‘Ndrangheta nella Sibaritide, non solo scambio di pistole nell’indagine contro Pesce e i Genisi

L'ultima inchiesta della Dda di Catanzaro nasce da un'intercettazione contenuta in un procedimento penale che riguarda due omicidi avvenuti tra il 2018 e il 2020

‘Ndrangheta nella Sibaritide, non solo scambio di pistole nell’indagine contro Pesce e i Genisi

L’ultima indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta nella Sibaritide ha visto coinvolti tre soggetti, uno dei quali finito in carcere e gli altri due agli arresti domiciliari. Inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Cassano Ionio e diretta dal pubblico ministero Alessandro Riello che tenta di far luce su un presunto scambio di pistole avvenuto tra Archentino Pesce e Antonio e Gaetano Genisi, rispettivamente padre e figlio. Il passaggio di armi da un soggetto all’altro ha trovato un giudizio uniforme da parte del gip, il quale ha ritenuto che le pistole finite nelle mani dei Genisi non avrebbero alcuna finalità mafiosa – aggravante peraltro non contestata dalla Dda, vista la loro presunta estraneità dai contesti criminali, mentre quella impugnata da Archentino Pesce potrebbe essere stata messa a disposizione dei clan Abbruzzese e Forastefano di Cassano Ionio, una volta nemici ma oggi alleati, come dimostra la sentenza “Kossa“.

L’agevolazione mafiosa di Archentino Pesce, in passato assolto per la morte di Fazio Cirolla, deriverebbe da alcuni elementi. Il primo risalente a circa 20 anni fa, quando il 53enne fu imputato e condannato nel processo “Sybaris“, mentre gli altri indizi emergerebbero dal fatto che in diversi momenti Pesce sarebbe stato visto in compagnia di soggetti con precedenti penali vicini alle cosche mafiose della Sibaritide. Motivazioni che saranno discusse davanti al tribunale del Riesame di Catanzaro, al quale si rivolgeranno gli avvocati difensori dei tre indagati. Ma c’è di più.

Nelle carte dell’inchiesta contro Archentino Pesce, Antonio e Gaetano Genisi, ci sono chiari riferimenti al fatto che l’intercettazione che avrebbe fatto emergere il presunto scambio di pistole sarebbe “nata” da un’ampia indagine che la Dda di Catanzaro starebbe portato avanti a seguito degli omicidi “eccellenti” commessi dal 2018 ad oggi nella Sibaritide. I delitti di mafia menzionati negli atti sono quelli di Leonardo Portoraro, ucciso il 6 giugno del 2018 davanti a un bar di Villapiana, e del suo autista Giuseppe Gaetani, assassinato il 2 dicembre del 2020 nella stessa cittadina ionica. Ovviamente non si fa alcun riferimento al fatto che gli attuali indagati siano implicati nei due omicidi, ma è certamente un sintomo investigativo di come i magistrati antimafia abbiano tutta l’intenzione di fare luce su quanto avvenuto negli ultimi cinque anni tra la Sibaritide e la zona di Corigliano Rossano.