Rende, la minoranza sul Psc: «Chi lo vota se ne assume la responsabilità»
L'opposizione denuncia il tentativo in corso di condizionare i consiglieri comunali ancora indecisi per arrivare all'approvazione del Piano e si rivolgono al Prefetto: «eserciti la Sua alta moral suasion, per evitare il consumarsi di un atto pregiudizievole per l’equilibrio urbanistico della città»
Uno scenario politico-amministrativo «apocalittico». E’ quello che secondo la minoranza consiliare interessa il Comune di Rende, alle prese con le inchieste giudiziarie del sindaco e di alcuni amministratori, con lo spettro dello scioglimento per mafia ancora incombente e con turn over in consiglio comunale giudicato più che sospetto da chi siede fra i banchi dell’opposizione.
«Proprio in questi giorni i rendesi stanno assistendo a dimissioni di consiglieri di maggioranza (che per interessi diretti non possono votare il nuovo piano regolatore generale, oggi Psc), allo scopo, fin troppo evidente, di far entrare in consiglio al posto loro consiglieri che sperano di sostituirli e votare il Psc senza battere ciglio» scrivono andando subito al sodo gli esponenti di minoranza in un documento congiunto in cui lamentano di avere percezione «di spregiudicati tentativi di dissuadere alcuni consiglieri di minoranza dal votare contro al Psc, magari invitandoli all’astensione o peggio a non venire in Consiglio il 30 maggio (adducendo malattie, impegni professionali e viaggi all’estero), il tutto per facilitarne l’approvazione che pare l’unica preoccupazione della maggioranza».
Il Psc «vale» circa 1400 nuovi appartamenti su Rende ed è questo, a loro avviso, l’interesse che si cela dietro la sua approvazione. In tutto ciò, i consiglieri ritengono che a questo punto «è facile dar credito a chi ipotizza la disponibilità della maggioranza a promettere, quasi a chiunque, posti in Giunta, deleghe importanti e chissà cos’altro. Agli altri consiglieri di minoranza – quelli più saldi nelle proprie posizioni e più coerenti alle obiezioni sempre mosse al PSC – se non arrivano ammiccamenti, arrivano consigli: è meglio non mettersi di traverso che ci si perde di sicuro se non altro in termini elettorali o di sponsor politici».
A operare in tal senso sarebbe «un manipolo di consiglieri di maggioranza con alla testa l’attuale sindaca» e il loro obiettivo sarebbe quello «di approvare il Psc prima che arrivi la decisione del Governo e, dunque, prima di sapere se c’è stato o c’è ancora oppure no il rischio di un condizionamento della criminalità nella gestione della cosa pubblica in questi ultimi cinque anni a Rende».
In conclusione, la minoranza ricorda come già passato dai banchi d’opposizione siano stati sollevati diversi profili di illegittimità del Piano strutturale comunale, e quest’ultimo passaggio è per loro foriero di avvertimenti: «I consiglieri comunali che esprimeranno voto favorevole e quelli che in qualunque altro modo (per assenza o astensione) favoriranno in questo contesto la sua approvazione, devono sapere di assumere una grande responsabilità politica verso la comunità rendese e giuridica verso le Istituzioni deputate al controllo di legittimità».
Si dicono meravigliati dal silenzio della politica su questa vicenda, tirano in ballo Occhiuto, Irto e Orsomarso e rivolgono infine un appello al prefetto, quello di «esercitare la Sua alta moral suasion, per evitare il consumarsi di un atto pregiudizievole per l’equilibrio urbanistico della città di Rende, che, peraltro, si intende concretizzare mentre il sindaco-assessore all’Urbanistica è sospeso dalla funzioni e la città attende con preoccupazione le decisioni del ministro dell’Interno».
La firma della nota è di Francesco Beltrano, (Partito democratico), Massimiliano De Rose, Enrico Monaco, Michele Morrone (Rende per Rende), Sandro Principe (Federazione Riformista), Annarita Pulicani (Rende al centro), Luigi Superbo (Gruppo misto) e Domenico Talarico (Attiva Rende).