giovedì,Marzo 28 2024

Il caos dei cartelli sull’A2: dal caciocavallo silano nel Pollino all’inesistenza di Corigliano-Rossano

La città più grande della provincia nelle indicazioni autostradali è ancora separata mentre a Campotenese qualcosa sembra fuori posto: stranezze lungo l'arteria dai cantieri infiniti

Il caos dei cartelli sull’A2: dal caciocavallo silano nel Pollino all’inesistenza di Corigliano-Rossano

Partiamo da un presupposto: il caciocavallo silano a denominazione di origine protetta, seppur paradossalmente, può essere prodotto ed etichettato un po’ in tutto il sud Italia tranne che in Sicilia. Si legge sul sito del consorzio “Caciocavallo silano”: «L’area di produzione del “Caciocavallo Silano”, configurata a macchia di leopardo, si colloca in prevalenza lungo la dorsale appenninica meridionale, riunendo specifici ambiti territoriali di ben nota vocazionalità situati nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglia, in una sintesi storico-culturale-ambientale a difesa di una produzione tipica meridionale».

Da questo punto di partenza dovremmo poi declinate tutta una serie di considerazioni, partendo col chiederci: perché il caciocavallo silano lo si può produrre anche in Molise?

Quesito retorico a parte, bandendo per un momento tutta la semantica che si potrebbe sviluppare attorno all’argomento, anche sui social, da qualche tempo in tanti si stanno interrogando sui motivi per i quali sull’autostrada A2 del Mediterraneo, in direzione nord, giunti a poche centinaia di metri dallo svincolo di Campotenese, un cartello di colore marrone, di quelli che segnalano le località o i punti di interesse storici, artistici, culturali o turistici, ovvero le denominazioni geografiche ed ecologiche, si legge testualmente: “Parco nazionale del pollino”. Giusto, perché ci si può inerpicare da quel punto sul massiccio montuoso che separa Calabria e Basilicata. Quello che desta curiosità ed anche un certo divertimento è l’altra dicitura: “Caciocavallo Silano DOP”. 

Che Campotenese non sia certamente la “capitale” del famoso formaggio originario della Sila, è fuor di dubbio. Bisognerebbe chiedere, però, ad Anas, ente gestore dell’autostrada A2, i motivi che stanno alla base di quel cartello.

Corigliano Rossano non esiste

Così come bisognerebbe chiedere perché, ad esempio, la città di Corigliano Rossano, la più grande della provincia, è appena accennata – ancora “sfusa” – allo svincolo di “Sibari”, frazione di Cassano all’Ionio, con tutto il rispetto “storico” per la colonia greca. Nessuna grande “insegna”. All’uscita Sibari sono segnalate “timidamente” Castrovillari, Lungro, Firmo, Corigliano, Rossano, Cassano all’Ionio (nella giusta dicitura), San Lorenzo Bellizzi, Saracena, la “Jonica” e Taranto. Poco prima solo “Sibari” e Spezzano Albanese in blu a segnalare che è raggiungibile da una “statale”.

Comprensibile che Anas abbia di meglio a cui pensare, compresi gli interminabili lavori lungo l’arteria e soprattutto quel tratto imbarazzante tra Cosenza e Altilia Grimaldi che, quotidianamente, avvilisce migliaia di incolpevoli viaggiatori; oppure il terzo megalotto della statale 106, ovvero 38 km al costo di 1,4 miliardi di euro. Spendere, però, qualche migliaio d’euro per segnalare le giuste località, turistiche e non, dal sapore anche enograstronomico al loro posto è chiedere troppo?