Cosenza, oggi è un altro giorno. Ma si può ancora festeggiare
Le bandiere piantate in mezzo al Rigamonti ci ricordano che siamo ancora in B e che un’altra volta è andata bene
Terreno di conquista. Quando una bandiera viene posta su territorio nemico, è quello il significato. E il Cosenza calcio, con dietro i suoi mille e più tifosi, ha conquistato il cuore di un’Italia spiazzata da tanto amore nei confronti dei lupi.
Il Cosenza resta in Serie B un altro anno, guidato dal coraggio di chi ha seguito i Lupi fino in capo al mondo. Lo hanno ricordato anche ieri in telecronaca a DAZN: «Una tifoseria che non ha mai lasciato sola la squadra: Bolzano, Pordenone, Brescia». Questo è il riassunto migliore di quanto sia importante restare in Serie B per una città che vive calcio, respira calcio e ama la sua squadra di calcio.
Il Cosenza ha conquistato il Rigamonti, con un gol di Meroni al 95’ che, per tanti versi, fa il paio con l’autogol di Frascatore nel 2018: sull’ultima palla, sull’Ave Maria, sul pallone calciato dentro sperando e pregando. Affidarsi ai propri simboli, religioni e simbolismi pagani, per sperare di sfangarla un’altra volta. E un’altra volta è andata bene, come ricordano quelle due bandiere piantate in mezzo al campo.
Il coraggio di una squadra e del suo condottiero, William Viali, che ha saputo dare un’identità combattiva ai rossoblù. Gli undici che a Ferrara ne presero cinque dalla SPAL nel girone d’andata sono diventati guerrieri a capo di un’intera città e hanno espugnato Brescia che non l’ha presa bene. Per niente. Certo, in mezzo c’è stato il calciomercato e ci sono stati gli innesti decisivi di Micai e Marras.
Oggi è un altro giorno rispetto a ieri, ma si può ancora festeggiare. Le bandiere piantate in mezzo al Rigamonti ci ricordano che siamo ancora in B. I fumogeni di piazza Bilotti e i lacrimogeni del Rigamonti che siamo wolves on the storm. Anzi, riders on the storm.