Cosenza, Micai: «Futuro? Ora mi rilasso, poi una nuova parentesi della mia carriera»
Il forte portiere rossoblù ha lasciato la Calabria ed è in scadenza di contratto. Intervenuto su LaC Tv non dà punti di riferimento sul suo futuro. «La salvezza è stata un miracolo, non un'impresa. Ai tifosi dei Lupi dico di godersela»
«Ancora non ho realizzato l’impresa che abbiamo portato a termine. Sono molto stanco in questi giorni perché ho appena lasciato la Calabria viaggiando di notte. Sto facendo tutti i check-up fisici per intraprendere poi un percorso estivo di allenamento». Alessandro Micai, portiere protagonista della salvezza del Cosenza, ha parlato così durante la trasmissione “11 in campo” in onda sul nostro network. Precisamente su LaC Tv (canale 11 del digitale terrestre e 820 di Sky).
«Abbiamo fatto un percorso straordinario fino alla salvezza – ha aggiunto -. Partita per partita non hai modo di capire ciò che succede, immagino che me ne renderò conto a breve». Il pipelet ha quindi dato una dimensione macroscopica di quanto successo giovedì scorso al Rigamonti di Brescia.
«A gennaio non c’erano margini per compiere un’impresa – ha spiegato senza giri di parole -. Agli occhi di tutti sarebbe stato un miracolo, è questo il termine opportuno perché Spal e Benevento avrebbero fatto un’impresa, noi no. A noi che eravamo ultimi a -5 dalla penultima serviva proprio un miracolo. La partita della svolta? Non credo ne esista una, magari indico un mese intero: marzo con le tre vittorie consecutive. Paradossalmente sono state importanti anche le sconfitte con i cinque gol incassati a Genova e Como. Ci hanno dato una bella sveglia».
Micai, il Cosenza e il futuro
Micai sarà un obiettivo di molte squadre di Serie B al netto del suo altissimo rendimento con il Cosenza. Al 30 giugno potrà firmare con chi riterrà opportuno, fino a quella data Guarascio cercherà di convincerlo. Non è semplice e tra le righe emerge quanto potrebbe accadere da qui a tre settimane.
«Il mio futuro? Sinceramente non ho novità – ha evidenziato Micai – mi sto godendo questo viaggio di cinque mesi che è giunto al termine e voglio rilassarmi. Mai come in questa esperienza ho profuso tanta energia verso la squadra e l’ambiente. Ho conosciuto una persona nuova in me e sono contento di questo. Ora mi rilasso un attimo per poi affrontare una nuova parentesi della mia carriera».
«Ai tifosi del Cosenza – ha suggerito – dico di godersi questo momento, perché situazioni del genere capitano ogni dieci anni alla luce delle altre partecipanti alla Serie B. Anche D’Orazio è d’accordo con me a dire che la salvezza è stata sofferta, ma meritata. Ovvio che in gioco sia entrata anche la fortuna».
La crescita personale e la leadership
Come detto, i cinque mesi di Micai a Cosenza hanno fatto registrare una crescita sotto tutti i punti di vista. «Negli ultimi due anni ritengo di avere fatto un miglioramento sotto il profilo estetico del ruolo – ha commentato -. A Bari, per esempio, ero più agitato nei movimenti, scattoso e rabbioso. Ora invece sono più pacato a margine di un cambiamento mentale».
«Io leader? Credo di essere stato preso anche per mettere una quadra all’interno del gruppo, che forse non aveva le idee chiare su come si potesse affrontare un torneo del genere. C’erano due calciatori di esperienza, ma erano pochi – ha detto ancora -. Bravo Gemmi ad introdurre nel collettivo quattro uomini che sapessero stare al mondo e dare un’idea. I risultati sono arrivati, sia sportivamente parlando che a livello di compattezza di gruppo».
Micari e gli scontri di Brescia-Cosenza
Micai, poco prima di centrare la salvezza con il Cosenza, ha rischiato sotto la curva dei padroni di casa. «Gli scontri di Brescia? Sono dispiaciuto per quanto è accaduto in una piazza storica. Retrocede dopo tanti anni di Serie B e questo non fa piacere da avversario. Non conosco i motivi, ma l’intera situazione è sembrata strana a partire dall’invasione di campo alle risse e alle macchine incendiate. Questo oltre al fatto che una bottiglia di vetro mi ha colpito sul polpaccio. Menomale – ha concluso – che non mi è arrivata in testa. Non ci hanno fatto festeggiare a Brescia e siamo usciti alle 2.30 dagli spogliatoi».