Quando Nuccio Ordine disse su LaC: «Solo la cultura salverà il mondo» | VIDEO
Strenuo difensore della letteratura e della cultura sostenne nel suo intervento che i soldi «non possono cambiare la vita degli studenti. La loro vita è stata sempre cambiata dai buoni maestri»
di Manuela Serra
Il professore Nuccio Ordine è morto nel pomeriggio di oggi 10 giugno a Cosenza. La notizia ha raggelato non solo la città di Cosenza, che oggi piange la scomparsa di una delle sue menti più illuminate, ma anche l’intera Calabria. Da letterato e studioso famoso nel mondo, infatti, ha dato lustro all’intera regione e all’Italia tutta. Solo un mese fa, pregare un esempio, aveva ricevuto in Spagna il prestigioso premio “Principessa delle Asturie”. Sessantaquattro anni, nato a Diamante classe ’58, Ordine era considerato «il saggista italiano più conosciuto nel mondo».
Nuccio Ordine e quell’intervento su LaC Tv
«L’unico modo per mantenere connessi i fili della civiltà è quello di seguire la cultura». Così parlava il professore Nuccio Ordine nell’ultima intervista rilasciata al network LaC rilasciata al direttore Pier Paolo Cambareri poco più di un anno fa. Un monito, l’ennesimo, sempre uguale, che il docente era solito lanciare ai suoi studenti nelle aule affollatissime dell’Unical dove insegnava, nelle tv che lo intervistavano, nei suoi libri. Tantissimi libri. Moltissime le pubblicazioni. Non si contano i riconoscimenti ottenuti in tutto il mondo.
Per Ordine la tecnologia, l’innovazione, i soldi «non possono cambiare la vita degli studenti. La loro vita è stata sempre cambiata dai buoni maestri». Anche nell’intervento su LaC, che riproponiamo nel video di apertura articolo, il docente puntava l’indice contro un sistema colpevole, a suo dire, di squalificare la cultura «che la riduce ai margini. Gli unici valori che contano – diceva – sono i soldi. Quello che è importante oggi è solo il potere economico che uno può avere. Anche i docenti ormai burocrati al servizio di una macchina che sta distruggendo il livello di insegnamento. Oggi di intellettuali ne sono rimasti pochi».
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