martedì,Dicembre 3 2024

Ianni e Segreti (Cgil): «Il lavoro sicuro non è un costo. Sia un impegno concreto dello Stato»

Ieri in Prefettura a Cosenza si è tenuto il primo Osservatorio in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. I sindacalisti della Camera del Lavoro hanno espresso il loro punto di vista

Ianni e Segreti (Cgil): «Il lavoro sicuro non è un costo. Sia un impegno concreto dello Stato»

Si è tenuto ieri presso la Prefettura di Cosenza il primo Osservatorio in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. «Abbiamo partecipato evidenziando che il lavoro sicuro è una priorità assoluta della nostra azione. Abbiamo sollecitato un intervento sinergico di istituzioni, politica e parti sociali perché oltre mille morti ogni anno non possono essere una statistica da rilevare, ma una responsabilità da assumersi». A sostenerlo sono stati Massimiliano Ianni, segretario generale Cgil Cosenza, e Graziella Segreti, segretaria confederale Cgil Cosenza

«Serve che lo Stato stanzi ingenti risorse da investire in sicurezza e in formazione pubblica. Il lavoro sicuro – dicono – non può più essere considerato un costo o un adempimento burocratico, ma deve diventare un impegno concreto dello Stato, volto a promuovere un nuovo modello di impresa sicura e moderna e un nuovo modello di lavoro dignitoso e conforme alla Costituzione». 

Secondo i due sindacalisti «servono potenziamento e coordinamento dei controlli, da rivolgere verso gli obiettivi più a rischio: i grandi appalti, le esternalizzazioni, le aziende che non applicano i ccnl e che non rispettano le norme sull’orario di lavoro. La sicurezza deve essere un obiettivo strategico dello Stato e pertanto abbiamo espresso ancora una volta la nostra contrarietà all’autonomia differenziata, che regionalizza anche questa materia, compromettendo l’uniformità di tutela sul territorio nazionale».

«Abbiamo manifestato lo scorso sabato a Roma, lo faremo ancora.  Porteremo – concludono Ianni e Segreti – il tema della sicurezza in ogni tavolo, in ogni piazza, in ogni territorio e luogo di lavoro, affinché prevenzione, formazione pubblica, svolta culturale e un nuovo modello produttivo si impongano e restituiscano al lavoro il suo ruolo di generatore di vita e non di generatore di morte».

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