Scioglimento di Rende, le verità di Manna: «Vittime di una legge inquisitoria perché davamo fastidio»
Dopo lo scioglimento l'ex sindaco dice che tutto è basato su semplici sospetti e che la legge va assolutamente cambiata perché incostituzionale
«Le sembra degno di un Paese civile il fatto che uno sia sottoposto ad un procedimento in cui non solo non può difendersi, ma non sa nemmeno di cosa è accusato». Dopo lo scioglimento, decretato ieri dal CdM, del consiglio comunale di Rende, Marcello Manna non ha nessuna intenzione di arrendersi e in coerenza con quanto dichiarato dalla sua maggioranza si dice pronto ad intraprendere tutte le strade che la legge permette per ribaltare il risultato.
Secondo l’avvocato lo scioglimento prende le mosse dall’inchiesta “Reset” incentrata sullo scambio politico-elettorale con la famiglia D’Ambrosio. Per Manna, però, è vero esattamente il contrario come dimostra il fatto che appena insediato ha “sfrattato” D’Ambrosio dalla gestione del bar Colibrì e come testimoniano due pronunciamenti del Riesame che negano ci siano stati contatti fra le due parti prima delle elezioni. Quindi per Manna quanto accaduto si fonda su un pregiudizio, visto che anche il processo “Reset” è alla sue battute iniziali, manca cioè una sentenza che cristallizzi la permeabilità di Rende ai clan. L’ex sindaco di Rende dice che questa vicenda è paradigmatica di una legge sbagliata «che non ammette il contraddittorio, non permette ai soggetti interessati di potersi difendere o chiarire. Non è un caso se il legislatore da tempo vuole cambiare una legge che è incostituzionale. Noi a Rende siamo stati vittima di questo ritardo della politica».
Manna poi respinge al mittente le accuse di un fallimento del civismo oltre Campagnano. Per lui esiste il problema contrario «questo gruppo ha fatto troppo, senza farsi condizionare da nessuno. Forse questo è stato il problema, abbiamo dato fastidio e quando pezzi della politica si saldano con pezzi della magistratura inquirente c’è da avere paura e così è stato».
Ma perchè la sua maggioranza non ha gettato la spugna per scongiurare anche lo scioglimento? Manna risponde per senso di responsabilità verso la comunità in quanto ci sono una serie di attività che stanno arrivando a conclusione a partire dall’uscita dal predissesto per arrivare ai circa 40 cantieri che stanno per essere aperti fra Pnrr e Agenda urbana. Anzi il suo timore è proprio che tutto si areni perchè tre persone da sole (i commissari) non possono seguire tutte queste attività. «Questo – dice Manna – è un altro vulnus della legge che penalizza una comunità intera». In questo senso l’avvocato si dice anche preoccupato per le sorti del Psc il cui iter burocratico è iniziato ma rischia di non arrivare alla fine per l’impossibilità dei commissari di seguire tutte queste pratiche fino in fondo (leggi l’intervista integrale su LaCnews24)