sabato,Ottobre 12 2024

Alla scoperta dell’Archivio di Stato di Cosenza: tra cold case, cronaca nerissima e mappe antiche

Grazie a un tam tam social, il luogo che ha sede in uno dei posti più belli della città, sta conquistando l'interesse dei curiosi

Alla scoperta dell’Archivio di Stato di Cosenza: tra cold case, cronaca nerissima e mappe antiche

C’è chi conserva un’idea distorta degli Archivi di Stato figurandoli come luoghi pieni polvere, con libri accatastati fino al tetto, scale pericolanti e un vago odore di cassetti. Quello di Cosenza, anche grazie a un tam tam social intelligente e a iniziative tutt’altro che retro, ha conquistato un pubblico più vasto e mira a prendere anche una fetta di giovanissimi. La sua sede, nel complesso monumentale di San Francesco di Paola, affaccia su uno dei panorami più belli della città che, al calar del sole, si illumina di verde e viola, mentre il Castello, dall’alto del colle, spia che giù tutto sia a posto.

L’edificio dell’Archivio ospita non soltanto gli uffici, ma anche la piccola comunità dei Minimi, e la chiesa del Salvatore di rito bizantino. Dentro si respira il profumo di una storia che risale al Cinquecento, ben prima che il decennio francese spazzasse via i monasteri, compreso quello cosentino che passò nelle mani del Demanio.

All’interno la mole di documenti è davvero importante e curiosa, tanto da spingere, periodicamente ad aprire le porte ai visitatori per mostre a tema come quella dedicata ai processi intentati nel passato ai giornalisti ribelli o a quella sul Cosenza calcio, rientrata nelle iniziative delle domeniche di carta.

Il direttore Antonio Orsino, nominato nell’aprile del 2022, ha lasciato di recente il posto a Raffaele Traettino, già direttore degli Archivi di Stato di Caserta prima e poi, dall’inizio del 2022, di Salerno. Ma la strategia che mira all’engagement non è cambiata. Grazie a una pagina social sempre aggiornata, è possibile lasciarsi ingolosire da chicche che è possibile poi osservare dal vivo.

La cartina del centro storico, è una di quelle. La mappa d’epoca mostra una Cosenza del 1873 che contava poco meno di 17mila abitanti, perimetrata dai monumenti che segnavano i confini tra i fiumi Busento e Crati. Il confronto, con una rilevazione fotografica attuale, tratta da Google Maps, è la prova di come il tempo a volte passi senza colpo ferire.

Una sorta di giallo, o caccia all’assassino, è la sfida lanciata a un pubblico attento e intraprendente, messo sulle tracce di Joe Petrosino, il leggendario agente di polizia italoamericano, nativo di Padula, diventato il simbolo del sogno americano. Da emigrato a lustrascarpe nella Grande Mela, a informatore e cacciatore di malavitosi fino alla sua morte a Palermo a inizio 900, la sua vita ha ispirato libri e film. Cosenza conserva orme del suo passaggio in una carta che riporta una sua richiesta di arresto indirizzata all’allora Prefetto di Cosenza, nei confronti del killer di tal Giovanni Ryan. La soluzione del giallo è conservata a Cosenza, per saperne di più bisogna entrare e lasciarsi trasportare dall’onda del passato.

Tra documenti di eventi à la page, che riportano splendide locandine modaiole d’antan, e tracce di cronaca nera, riecco anche le locandine del mitico Giro Vespistico dei Tre Mari che toccava anche la provincia bruzia. In questo luogo, che offre anche un fresco riparo (di questi tempi non è male), si riannodano fili di seta che resistono agli anni, e compongono storie e volti tutti da scoprire.

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