Campora, il Comitato pro-Temesa: «Basta essere subalterni ad Amantea»
Dopo la sentenza del Tar che ha stoppato il referendum per la scissione, si prova a tenere accesa la fiammella della speranza
«Non si può negare, è stata forte la delusione seguita alla sentenza del TAR che di fatto sospende la celebrazione del referendum sulla autonomia di Campora. Niente di compromesso, ma una battuta d’arresto difficile da accettare, perché coinvolge sentimenti ed aspettative di una comunità che dopo decenni finalmente intravvedeva la realizzazione di un sogno». A sostenerlo è il “Comitato ritorno alle origini di Temesa”.
«Difficile da accettare perché contro la volontà, noi crediamo, della maggioranza dei camporesi che da sempre è convinta che l’autonomia sia l’unica possibilità di riscatto, che possa dare dignità ma anche benefici a tutti i suoi cittadini. Avremmo preferito un confronto, anche duro, sulle ragioni di una scelta così radicale ma – dicono i rappresentanti del Comitato – l’amministrazione Comunale di Amantea, non potendo competere sul piano del consenso popolare, ha preferito spostare il confronto in Tribunale riducendo di fatto tutta la questione ad una disputa documentale, e procedurale».
«Quindi, per ora niente parola ai cittadini, è stata scelta la via più facile e con più possibilità di successo, affidare la disputa ai Giudici Amministrativi, che com’è noto, sono molto attenti agli aspetti formali ma molto meno ai sentimenti ed alle speranze delle persone. Dal punto di vista tecnico – si legge ancora – niente da eccepire, col massimo rispetto dovuto, riteniamo comunque che si sia cercato il cavillo, forse un eccesso di zelo, ma certamente una decisione pilatesca da parte dei Giudici. Gli aspetti tecnico-giuridici “poco chiari” su cui si basa la sospensione del referendum, di fatto richiama la Regione ad una più puntuale istruttoria su due punti, oggetto di contestazione, che in fondo sarebbero stati di facile definizione».
Il “Comitato ritorno alle origini di Temesa”, ad ogni modo è chiaro: «Nessuna bocciatura, come si affannano a dire chi non accetta che Campora possa autodeterminarsi, in realtà il TAR non ha contestato la possibilità di staccarsi da Amantea ma ha di fatto considerato validi gli elementi a supporto, in fondo è stato ritenuto non chiarito solo il ruolo di due importanti infrastrutture, Porto turistico e PIP, ricadenti nel nostro territorio. Peraltro, da noi mai considerati determinanti ai fini dell’autonomia, come più volte spiegato le nostre ragioni sono ben altre. Vorremmo comunque far notare che noi non abbiamo mai rivendicato nulla a proposito delle infrastrutture presenti sul territorio di Amantea, ribadiamo che gli aspetti patrimoniali debbano essere affrontati a tempo debito e soprattutto nel massimo rispetto delle norme che regolano tali controversie».
«In ogni caso ribadiamo che la sentenza che sospende il referendum consultivo non è contro Campora e le sue legittime aspettative, nelle motivazioni si fa esplicito riferimento a carenze di istruttoria che richiama di fatto la Regione a chiarire alcuni aspetti sul futuro assetto delle principali infrastrutture ricadenti sul nostro territorio, noi dal canto nostro riteniamo di avere molte ragioni da far valere nelle sedi opportune, ed in tempi brevi, per quanto ci compete faremo quando necessario per affermare, il nostro punto di vista e, nostro malgrado, costretti a rispondere sul terreno giuridico. Naturalmente, trattandosi di aspetti piuttosto tecnici, questa fase dovrà essere gestita chi si occupa di questioni di carattere normativo ed Amministrativo. Non molleremo mai, per noi è una questione di libertà e di dignità. Vogliamo dire alla popolazione di Campora, che vive tale situazione soprattutto a livello emotivo, che abbiamo buone ragioni per ritenere che alla fine riusciremo nel nostro intento. Siamo convinti che il sentimento popolare, se possibile, è ancora più forte proprio perché vicende come queste vengono vissute come un’ingiustizia, un tentativo di impedire l’espressione della propria volontà che aldilà delle convinzioni personali e delle conseguenze dovrebbe comunque essere sempre assicurata».
Poi ancora: «Non si faccia troppe illusioni chi oggi esulta, non è ancora finita e soprattutto nulla è cambiato nella determinazione di chi sostiene che la separazione amministrativa tra le due comunità è assolutamente un bene per Campora. Per quanto ci riguarda il messaggio è chiaro, i camporesi non intendono più accettare, questa situazione di abbandono e la mancanza di qualsiasi progetto di sviluppo degno di questo nome come un destino ineluttabile, non intendono tollerare più lo stato di subalternità che da sempre ha caratterizzato il rapporto con Amantea, non vogliono continuare a piegare la testa e disperdere la partecipazione e la passione che il movimento autonomista di Campora ha risvegliato, lo dobbiamo a tutti quelli che ci credono e che da sempre vogliono essere protagonisti delle loto scelte, che non intendono più accettare che si possa andare avanti cosi, che il futuro non può essere uguale a quanto già visto».
«Tra le mille ipocrisie e dall’alto di questa illusoria vittoria – sostengono ancora dal Comitato – l’amministrazione comunale tenta di spostare la discussione sull’unione dei comuni del basso Tirreno Cosentino, ipotesi assolutamente teorica e soprattutto non alternativa al nostro progetto, che com’è noto mira semplicemente a migliorare la nostra condizione, d’altra parte non risulta alcuna disponibilità di quei comuni che dovrebbero farne parte, forse temono l’egemonia di Amantea? In ogni caso nessuna preclusione, potrebbe interessare anche Temesa ma da comune autonomo».
«Stiano tranquilli tutti i camporesi che vedono nell’autonomia la possibilità di riscatto, stiano tranquilli non vi è nessuna rassegnazione da parte di chi ha promosso e sostenuto e reso vivo questo sacrosanto desiderio. Ben venga il neo-costituito comitato del NO, lo salutiamo con rispetto, speriamo in un confronto civile sulle idee di sviluppo di Campora che possa far chiarezza sulle ragioni di chi vuol cambiare e chi vuole lasciare le cose così come stanno, in fondo aldilà delle chiacchiere il problema è proprio questo. E poco importa se il maggior sponsor sia proprio il sindaco, proprio lui che in campagna elettorale aveva ripetutamente affermato che non avrebbe ostacolato la volontà popolare, ma si sa nella nuova politica, quello che si dice il giorno prima il giorno dopo non vale più nulla e senza scrupolo alcuno».
«Tuttavia – conclude il “Comitato ritorno alle origini di Temesa” – consideriamo particolarmente grave quanto affermato dal sindaco nel suo breve comunicato all’indomani della sentenza, quando ha candidamente ammesso che non è interessato a quella parte dei camporesi favorevoli all’autonomia, il suo compito è quello di difendere chi è contro e poco importano le proporzioni. Noi crediamo invece che sarebbe, in ogni caso, doveroso verificare la reale consistenza del consenso su un tema di questa portata di tutti i cittadini di Campora, sarebbe un ovvio esercizio di democrazia. Dovrebbe essere normale, dare possibilità a tutti di poter esprimere la propria volontà ma questo lo temono perché sanno benissimo quale sarebbe il risultato. Riconosciamo che vi è stata una battuta d’arresto, che si poteva mettere in conto, ma la strada che abbiamo intrapreso è una “rivoluzione” che non sarà facile da arginare. È illusorio tentare di mettere la parola fine ad una vicenda che fino ad ora ha visto la prepotenza prevalere. Comunque vada non accetteremo mai che ci venga impedito di pronunciarci, nessuno mai potrà tapparci la bocca. Per troppo tempo abbiamo sopportato la scarsa considerazione che ci è stata riservata ma questa volta no, questa volta vogliamo esprimere liberamente e democraticamente quello che pensiamo».