Amantea, consigliera comunale accusa il sindaco: «Frasi sessiste». E deposita proposta di mozione
La consigliera di minoranza ha depositato una proposta di mozione per una “Discussione sull’uso del linguaggio sessista da parte di pubblici ufficiali” e l’istituzione della Commissione “Pari opportunità e parità di genere”
I social sono diventati un campo di battaglia politico, tanto che nei giorni scorsi il primo cittadino di Amantea Vincenzo Pellegrino si è sfogato dicendo che la tensione, in particolare su Facebook, «ha raggiunto livelli di tensione inaccettabili, tanto da agevolare la oggettiva e reiterata distorsione della realtà dei fatti e delle circostanze». «In alcuni casi – ha aggiunto – l’uso delle reti sociali in questione finisce per agevolare sentimenti di forte scontro tra le persone e, ancor di più, verso le istituzioni, con particolare accanimento verso quelle locali».
Proprio il contenitore virtuale di Zuckemberg, secondo l’interpretazione data dalla consigliera di minoranza Emilia Di Tanna, sarebbe stato il teatro di un’espressione sessista da parte del primo cittadino che a suo dire «con una superficialità estrema usa la lingua italiana ed i segni di interpunzione con doppi sensi inaccettabili». Per questo motivo ha presentato una proposta di mozione, sulla quale chiederà la firma e l’adesione di tutti i consiglieri comunali.
La capogruppo di “Per Amantea” con il documento depositato in segreterie chiede la disponibilità del sindaco e della giunta comunale ad inserire all’O.d.G. del prossimo Consiglio la “Discussione sull’uso del linguaggio sessista da parte di pubblici ufficiali” e l’istituzione della Commissione “Pari opportunità e parità di genere”.
Per Emilia Di Tanna «nell’ultimo periodo diversi saggi critici, studi ed approfondimenti di filosofia del linguaggio ed articoli richiamano una attenzione sempre più marcata e necessaria, dal punto di vista anche giuridico, all’uso del linguaggio, soprattutto di personaggi pubblici, in situazioni di tipo sia pubblico che privato, sia orale che scritto e soprattutto sulle pagine social». Tutto ciò per «risvegliare l’attenzione sulla deriva maschilista e sessista che ormai attanaglia conversazioni di cittadini pubblici e privati, ma soprattutto che dilaga sulle pagine social, di profili reali o fake, di persone che svolgono un ruolo importante all’interno dei più disparati organismi pubblici, culturali, giornalistici, ecc».