LIM addio, in classe arrivano i monitor touch da mille e cinquecento euro
Dopo i 93 miliardi spesi per l’acquisto delle lavagne digitali che non si sa come e dove smaltirle, arrivano i nuovi fondi del Pnrr per la creazione di classroom e laboratori in edifici però spesso vecchi e fatiscenti
La chiamano Futura 4.0 la scuola che con i finanziamenti del Miur da 2,1 miliardi di euro dovrebbe sempre più trasformarsi in un ambiente innovativo con laboratori per le professioni digitali e strumenti tecnologici interattivi. Si dice addio quindi alle LIM che avevano riempito le aule di tutta Italia per lasciare spazio – con i finanziamenti del Pnrr – a Monitor Touch di 65 pollici e del valore di 1499 euro ciascuno.
Circa duecentomila euro ad ogni scuola solitamente erogati in due tranches per trasformare aule e creare laboratori in spazi sempre più avanzati tecnologicamente, in linea con gli standard europei. Le varie fasi stabilite dai bandi a cui ogni istituto scolastico può concorrere partono appunto dalla digitalizzazione degli ambienti con strumenti interattivi (Next Classroom), alla creazione di laboratori anche green che prevedono per esempio la coltivazione di piante con impianti di irrigazione o piccole serre con comandi centralizzati (Labs), al cablaggio delle reti (in alcune realtà anche vicine al centro città della fibra ancora neanche l’ombra).
Nulla da eccepire sulle idee messe in atto dal Ministero per realizzare una scuola sempre più smart, peccato però che di innovativo e di funzionale molti edifici scolastici della nostra provincia abbiano ben poco. Le aule entro il 2024 dovranno uniformarsi e diventare next classroom, con i monitor di ultima generazione che arrivati già da mesi, occupano però spazi fatiscenti, muri pieni di umidità, infissi che non tengono, ambienti quindi che di nuovo e, purtroppo, spesso, anche di sicuro, hanno ben poco.
Solo il 40 per cento dell’importo assegnato alle scuole potrà essere utilizzato per arredi ritenuti innovativi e piccoli interventi di carattere edilizio. Si pensa allora a informatizzare e riempire di tecnologia un contenitore che fa acqua e crepe da tutte le parti, assecondando le mode del momento e non cogliendo invece i veri problemi della scuola e di edifici vecchi e da rottamare in cui lavoratori e alunni ogni giorno si trovano a convivere. Miliardi di euro spesi per le tecnologie, sempre meno invece quelli che Provincia e Comuni di fatto dedicano al miglioramento degli edifici scolastici.
Ormai a distanza di quasi dieci anni dalla scuola 2.0 e dai finanziamenti elargiti alle scuole, le lavagne bianche per cui un tempo sono stati spesi anche soldi per corsi di formazione a docenti e a animatori digitali, appaiono come mostri mitologici, da lasciare ora in un angolo e a cui eventualmente ricorrere solo come schermo bianco su cui scrivere. Anche perché già dopo due tre anni hanno cominciato a peccare nella risoluzione dei pixels dello schermo, configurandosi come oggetti statici la cui funzionalità è dipendente dal portatile e dal proiettore a cui devono essere associate. Di certo altra cosa spetto ai monitor interattivi di ultima generazione che non necessitano di altri apparecchi per funzionare e che possono garantire un notevole avanzamento nel settore della didattica digitale. Ma come tutti i prodotti del settore tecnologico-informatico trasformarsi in un paio d’anni in strumenti obsoleti.
Senza voler sin d’ora pensare all’apparecchio che sostituirà tra una manciata d’anni monitor e strumenti per cui i soldi spesi si riveleranno non un investimento a lungo termine, per le scuole il problema è anche che fine far fare alle LIM, visto che non ci sono indicazioni in merito allo smaltimento. Quelle difettose sono state anche gettate insieme ai rifiuti ingombranti. In attesa che le scuole di Cosenza e provincia possano pensare ad una soluzione meno drastica e darle a qualche associazione di beneficienza così da farle arrivare ad oratori, centri per anziani o sportivi o ancor meglio in scuole di territori disagiati come quello africano, resteranno lì, nelle aule di edifici anche ritenuti inagibili, a ricordare i 93 milioni di euro spesi per acquistarle.