Battaglie, convinzioni e prove di maturità
Dopo il brutto passo falso di Brescia, le prossime quattro partite sono un bel test per il Cosenza. Se Caserta e i suoi sono riusciti a sfruttare a modo la sosta, a partire dalla sfida col Sudtirol possono dimostrare di poter stare al tavolo dei playoff
Non ho mai scelto una battaglia in base alle persone che la sostenevano, ma solo delle mie convinzioni: non cambierò di certo a quarantun’anni. E sapete che c’è? Per quanto possa essere lunga, arriverà un giorno in cui io questa frase me la tatuerò a fuoco sulla schiena.
Mentre la scrivevo, ovviamente, stavo discutendo con qualcuno. È singolare come certe persone riescano a convincerti di condividere una battaglia, a spingerti a indossare l’armatura e montare a cavallo, per poi mollarti nel bel mezzo del duello campale. E magari, mentre agonizzi circondato da un esercito di barbari, vengono anche a obiettare su come tenevi in mano la spada. Loro, nel frattempo, sono passati dalla parte dei barbari.
Chiudo la parentesi su fatti personali per voi di scarsa rilevanza, ma che per me (come sempre) diventano spunto per Minamò. Anche perché, quando scrivo scegliere una causa, la prima cosa che mi viene in mente è il Cosenza. Certo, non sarei mai entrato in uno stadio se non fosse stato per mio padre (e, dunque, l’ho fatto in fondo proprio per una persona), ma poi quella causa me la sono scelta. Domenica dopo domenica. Anche quando la nove la indossava Barbera e in panchina c’era Walter De Vecchi. E, se per assurdo mio padre avesse cambiato causa (cosa impossibile), io sono sicuro che a quel punto non l’avrei mai seguito. Figuriamoci se, al posto di un padre, avessi avuto un padrone.
C’è da dire che, anche sul Cosenza, alle volte le mie convinzioni sbagliano clamorosamente: ero convinto per esempio che, dopo la sconfitta con l’Ascoli, il Cosenza di Occhiuzzi fosse già retrocesso (e sbagliai). Oppure ci prendo, come è accaduto con Viali l’anno scorso. Come non mi vergogno a fare ammenda, così tento a passare pochissimo all’incasso. Niente trucco, niente inganno. O, ancora, capita di rovinarmi una domenica dopo una sconfitta come quella di Brescia, sentirmi dire dagli amici ma quali playoff, qua sarà il solito campionato di sofferenza e chiedermi come diavolo mi fosse saltato in mente di scrivere un pezzo come “Il resto tocca a noi”? Ungaretti, ti basta un’illusione per farti coraggio?
Sì, certo che sono ancora nero dopo il gol di Bjarnason e soprattutto per una prova assolutamente incolore dei nostri. Ma, no, non ho cambiato idea. La mia convinzione resta quella: sulla carta siamo più forti degli scorsi anni. Ora tocca dimostrarlo sul campo. E non è mica facile.
A Brescia, più che le prove dei singoli, a non funzionare è stata la strategia di gara. Che, probabilmente, era quella di lasciar sfogare i padroni di casa, sperando in una tenuta atletica inferiore alla nostra, per poi approfittare del loro calo nella ripresa. Cosa che invece non è avvenuta. In più l’assenza di Mazzocchi si è fatta sentire (e deve far riflettere sulla centralità dell’attaccante milanese nel nostro undici). È clamorosamente mancata qualsiasi trama verticale, l’unica che avrebbe potuto sorprendere gli uomini di Gastaldello. Il cambio della disperazione con Canotto non ha funzionato. L’espulsione sciagurata di Sgarbi ha messo il match in cassaforte.
Il risultato è zero punti in due partite e, se vuoi fare un campionato da zona playoff, adesso devi battere un colpo. E farlo col Sudtirol, che finora ha costretto lo Spezia al pari e ha battuto l’Ascoli (ma in undici contro undici). Un avversario non molto diverso, per caratteristiche tattiche, dal Brescia. Ecco: sbagliare una gara può capitare. Tornare a sbagliarla dopo quindici giorni di sosta, no.
Teniamo bene a mente che questa è quella fase del campionato in cui una squadra prende forma e non deve necessariamente essere un carro armato che arrota gli avversari. Le prime misure che il Cosenza deve prendere sono quelle per cucire l’abito giusto addosso a Forte (dovesse segnare al debutto sappiate che per me, in omaggio e memoria, diventerà u Squalu). Inoltre il rientro in gruppo di Florenzi aumenta molto il ventaglio delle possibilità per Caserta. Il mister ha avuto due settimane di tempo per poter inserire negli schemi di giochi un calciatore come Canotto, che dovrà essere centrale. Qualche problema l’abbiamo in difesa. Credo che lì dietro, per ora, esista un solo pilastro (Meroni) e un giovane al quale vadano dati spazio, tempo e fiducia (Fontanarosa). A occhio, siamo corti. Considerato che la prossima finestra di mercato arriverà tra tre mesi e mezzo, c’è da incrociare le dita.
Il tema delle prossime quattro partite è molto chiaro. Tra Sudtirol, Palermo, Cremonese e Pisa il Cosenza è già chiamato alla prova di maturità. Che non significa ovviamente doverle vincere tutte, ma dimostrare di poter stare a quel tavolo. Ovvero: essere più furbi di Bisoli; riuscire a perforare la difesa di Corini; reggere l’urto della corazzata di Ballardini; mettere a nudo le ingenuità di un Pisa che, alla distanza, potrebbe essere una sorpresa del torneo.
Se dovesse capitare di fallire questa prova, allora sì, sarei costretto a cambiare le mie convinzioni su questa squadra: me lo imporrebbero i fatti e i fatti sono sovrani, qualsiasi battaglia si voglia combattere. In ogni caso, a volerci per forza guardare le spalle, io un tot di formazioni destinate a un torneo di sofferenza le vedo già. Noi, mi pare, non siamo tra quelle.
E quindi sì, la mia causa resta la stessa di quindici giorni fa. Vediamo se, almeno in questo caso, tra le persone che la sostengono ci sarà anche la mia squadra.
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