Quando saremo in Curva Est | Catanzaro-Cosenza ’88-’89: FOTOGALLERY
Terza delle otto puntate in cui racconteremo come i tifosi rossoblù hanno vissuto negli anni la vigilia del derby di Calabria. E’ il turno del 9 aprile 1989.
La stagione ’88-’89 a detta di molti resta una delle più belle in assoluto per ciò che riguarda l’ultracentenaria storia de club. Nonostante la Serie A sfiorata e una squadra ricca di individualità (Simoni, Marino, Urban, Padovano…) la trasferta al Ceravolo per Catanzaro-Cosenza macchiò in modo indelebile quel campionato e regalò un pomeriggio di assoluta depressione alle migliaia di fan che scelsero di seguire la formazione allenata da Bruno Giorgi nel capoluogo.
Nel match di andata al San Vito, per permettere ai sostenitori ospiti di presenziare finalmente al derby all’ombra della Sila, fu costruita di fretta e furia la famosa “gabbia” in Tribuna B dove furono collocati gli sportivi di fede giallorossi. Si presenteranno in circa 150-200. A fine gara si registrarono violenti scontri con la celere fin dentro le palazzine popolari di Via degli Stadi, ma le opposte fazioni non vennero a contatto. Nel match di ritorno i tifosi del Cosenza fecero registrare il sold-out in Curva Est, per quella che viene ricordata come “l’invasione di Catanzaro”.
L’importanza sportiva e sociale di quel match è testimoniata dall’ingente quantità di materiale fotografico e video facilmente rintracciabile sul web. Il 9 aprile del 1989 Cosenza di mattina fu paralizzata letteralmente da una carovana infinita di tifosi che, a piedi o in auto, portarono quasi al collasso la piccola stazione della ferrovia Calabro-Lucana. Treni speciali e mezzi privati raggiunsero i Tre Colli in quella che sarebbe stata una delle più impegnative giornate per il tifo rossoblù.
Fin dall’arrivo alla stazione gli ultrà del Catanzaro bersagliarono i vagoni con delle sassaiole, mentre nel tragitto che conduceva allo stadio furono diversi i danni alle macchine in sosta. Nel settore ospiti 3mila cuori rossoblù speravano in un esito diverso dal 3-0 finale. Fu Palanca ad infliggere una dura lezione a Marino e compagni, mai realmente in partita. Tra le Aquile c’era Zunico in porta e in panchina sedeva Gianni Di Marzio che solo qualche mese prima aveva riportato i Lupi in B.
La delusione lasciò spazio alla rabbia e dopo il 90’ si scatenò una vera e propria guerriglia urbana con le due tifoserie in costante tentativo di venire a contatto e con la polizia costretta ad un elevato numero di cariche di alleggerimento e all’uso dei lacrimogeni. Dei pullman che riportarono i cosentini alla stazione rimasero pressappoco le lamiere, mentre dal corteo che rientrò dal Ceravolo per prendere il treno (circa 2000 persone) partirono continui raid nei vicoli adiacenti.
Il giorno dopo Catanzaro portò i segni di una battaglia che di sportivo aveva avuto davvero poco e i titoli dei giornali si concetrarono più su quanto avvenne fuori che dentro lo stadio. Interrogazioni parlamentari e lamentele politiche fecero calare il sipario su una partita caricata troppo da ambo i lati. A sorridere, però, furono soltanto le Aquile che si salvarono per un punto, lo stesso che negò la Serie A al Cosenza.