«La magia del Natale ci riporta tutti bambini»
Una tradizione calabrese, forse la più antica, è quella del grande falò (a focara)
di Francesco Gagliardi
La nostra amata e bistrattata terra, la Calabria, è una terra antica e ancora in alcuni paesi conserva integre le sue tradizioni, figlie delle diverse dominazioni subite. Natale in Calabria vuol dire tavola imbandita di prelibatezze e omaggiando la tradizione culinaria calabrese la vigilia di Natale si servono ben 13 pietanze. Le case, le vie, le piazze si vestono di luci e di colori.
Un grande e sfavillante albero di abete viene messo nella piazza principale del paese, dove una volta gli automobilisti il giorno della Befana depositavano i doni per i Vigili Urbani. Scendevano dai monti oscuri e dai monti silani gli zampognari i quali si muovevano lungo le vie diffondendo canti tradizionali creando una magica atmosfera. “Sono venute dai monti oscuri le ciaramelle senza dir niente, hanno destato ne’ suoi tuguri tutta la buona povera gente-. Gli zampognari arrivavano la mattina presto quando ancora la gente dormiva nei loro tuguri e veniva svegliata dal suono festoso delle ciaramelle. Si affacciavano dalle finestre o dai balconi e pensavano ai tempi felici e il dolce suono faceva risvegliare a tutti, ricchi e poveri, quei momenti di spensieratezza legati alla fanciullezza e a un passato felice: suono del nostro dolce e passato pianger di nulla,
In certi paesi esiste ancora una tradizione musicale, la strina. I cantanti e i musicisti presentano alle case degli amici e conoscenti un canto augurale per l’anno che verrà ricevendo in dono salame, formaggi, uova, cullurielli, turdilli e vino. I canti vengono accompagnati dagli “ammaccasali” in bronzo (in certe case esistono ancora, anche se non c’è più il sale grosso proveniente dalle saline di Lungro che serviva per le salsicce, le soppressate, i capicolli e le cotenne in salamoia), dalla chitarra, dal mandolino e dal tamburello. “Senza essere chiamati simu venuti / ari patruni avia i bon truvati. / Caru patrune oi ca fora è notte / ppe piaciri apritini sta porta”.
Una bellissima tradizione popolare che esprime tutto il senso antico di un Natale che forse è completamente scomparso, non esiste più. Se la porta non veniva aperta gli strinari andavano via cantando simpatici improperi. Come hanno scritto gli antropologi calabresi la strina non è solo musica, ma un’espressione di solidarietà e ospitalità, valori intrinseci al carattere caloroso della gente calabrese. La magia del Natale poi in alcuni paesi si manifesta nell’allestire i presepi viventi dove gli abitanti dei borghi si trasformano in autentici protagonisti della Natività. Una tradizione calabrese, forse la più antica, è quella del grande falò (a focara).
Si bruciava in piazza, di fronte alla chiesa, la legna che i ragazzi e i giovani avevano preparato da diverse settimane. Il fuoco serviva per illuminare la piazza (una volta i borghi erano completamente al buio), per riscaldare l’aria invernale e alla fine i tizzoni spenti portati a casa venivano considerati rimedio contro le disgrazie. E poi, il giorno di Natale, nelle case dei ricchi e dei padroni arrivavano le mogli dei contadini con le ceste colme di primizie e con uova, capponi e tacchini per fare gli auguri. Era un uso antico che i poveri rendevano omaggio ai ricchi e ai padroni delle terre che loro coltivavano. E non venivano ricambiati.
E questo ce lo racconta anche Carlo Levi nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli”. E poi si friggevano e ancora in molte case si friggono turdilli, grispelle, vecchiarelle, scalille, ciccitielli. La tradizione di conservare i dolci tipici conditi con miele d’api o di fichi rinsalda l’antico legame ancora vivo con la civiltà greco romana. Era tradizione che i cosiddetti fritti venivano portati alle famiglie amiche e ai vicini di casa in lutto. ”Amara chilla casa cun si fria” dice un antico proverbio calabrese. E la notte di Natale, dopo aver lautamente mangiato e bevuto, si andava ad ascoltare la Santa Messa di Mezzanotte. Le nostre mamme lasciavano la tavola apparecchiata con le pietanze ancora nei piatti in attesa che sopraggiungesse a mangiare Gesù Bambino. La magia del Natale ci riporta tutti bambini e alla scoperta delle tradizioni natalizie che affondano nella notte dei tempi.
- Tags
- Cosenza