Cosenza, la difesa: «Ivan Barone ha dato un valido contributo alle indagini di “Reset”»
Il difensore del pentito cosentino ha chiesto che al suo assistito venga riconosciuta l'attenuante della collaborazione con la giustizia
Secondo l’avvocato Pandalone, difensore del collaboratore di giustizia Ivan Barone, l’ex presunto “reggente” del clan degli “zingari” di Cosenza – ruolo che avrebbe assunto insieme al neo pentito Gianluca Maestri dal 13 dicembre 2019 (decreto di fermo di “Testa di Serpente“) al 1 settembre 2022 (giorno dell’ordinanza di “Reset“) – avrebbe dato un valido contribuito alle investigazioni congiunte portate avanti nel corso degli anni dalla polizia, dai carabinieri e dalla finanza.
Il legale del presunto narcotrafficante, dedito anche alle estorsioni, ha reso queste dichiarazioni nell’udienza processuale del rito abbreviato del 21 dicembre 2023, al termine della requisitoria dei pubblici ministeri Vito Valerio e Corrado Cubellotti. «Ivan Barone . ha detto in aula il difensore – ha iniziato a collaborare con la giustizia dal 6 settembre del 2022, nell’ambito di questa collaborazione con la giustizia ha rilasciato importantissime dichiarazioni auto ed eteroaccusatorie».
«Grazie alle dichiarazioni di Ivan Barone – ha proseguito l’avvocato Pandalone – anche l’Ufficio di Procura ha potuto ricostruire non soltanto molti fatti di cui al processo odierno, ma anche la posizione specifica di Barone, reo confesso su tutti i capi di imputazione dell’odierno procedimento. In particolare le dichiarazioni di Barone Ivan sono risultate utili e indispensabili all’Ufficio di Procura proprio per addivenire alla richiesta di condanne, laddove l’Ufficio di Procura appunto ha precisato come la collaborazione di Ivan Barone non possa che essere definita una collaborazione di elevato livello e sicura, sincera, riscontrata anche attraverso elementi oggettivi durante la fase delle indagini preliminari».
Programma di protezione definitivo per Ivan Barone
«Dunque – ha evidenziato il legale di fiducia – nessun dubbio può sorgere sulla spontaneità, genuinità di queste dichiarazioni e anche sull’attendibilità del collaboratore di giustizia, che nelle more diciamo dell’inizio della collaborazione ad oggi ha anche ricevuto l’attestazione da parte della Commissione Centrale per le speciali misure di protezione che gli ha già concesso il programma di protezione definitivo, questo proprio alla luce della circostanza che la DDA di Catanzaro ha già ritenuto attendibili queste dichiarazioni per chiedere il programma di protezione definitivo» ha spiegato il penalista Pandelone in conclusione d’intervento.