Comune di Cosenza, «condotte omissive e inerzia» alla base della condanna di Converso
L'ex dirigente dovrà risarcire Palazzo dei Bruzi per un totale di 1 milione e 100mila euro. Cosa hanno scritto i giudici nelle due sentenze
Due i filoni di inchiesta che hanno portato alla condanna dell’ex dirigente del “Settore 7 – Lavori pubblici” del Comune di Cosenza. Francesco Converso dovrà risarcire Palazzo dei Bruzi per un totale di 1 milione 100 mila euro. La prima sentenza riguarda il mancato funzionamento di un sistema solare cogenerativo a concentrazione a servizio degli impianti sportivi di viale Magna Grecia, la seconda invece la mancata attivazione di un altro impianto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili realizzato presso il complesso della Città dei Ragazzi.
Lost energy
L’impianto che sorge su Viale Magna Grecia è stato finanziato con i fondi del Por Calabria FESR 2007-2013 per un importo di € 1.233.111,00. «Il Comune, in quanto beneficiario dei contributi – scrivono i giudici – era tenuto non soltanto ad attivare gli impianti finanziati, ma anche a fornire la rendicontazione dell’attività svolta, oltre all’impegno a mantenere in esercizio la relativa attività per un certo periodo di tempo (precisamente cinque anni) al fine di non vanificare la destinazione delle risorse impiegate».
Il Pubblico Ministero ha lamentato che il Comune di Cosenza avrebbe richiesto un finanziamento per la realizzazione di un impianto mai posto in esercizio, come accertato dalla Guardia di Finanza e dagli stessi funzionari regionali intervenuti in loco. Inoltre, la mancata funzionalizzazione delle risorse erogate avrebbe determinato l’ulteriore danno scaturente dall’impossibilità per l’ente beneficiario di fruire, grazie all’attivazione dell’impianto, dell’autosufficienza energetica delle strutture comunali poste a servizio della nuova opera. Il danno in questo caso ammonterebbe quindi a € 1.471.900,72.
Converso, all’epoca dirigente, sottoscrisse la relativa documentazione con cui attestava, nella qualità di RUP, che l’opera era stata correttamente realizzata nel rispetto di quanto previsto dal progetto e che non vi erano osservazioni sui lavori eseguiti. Il Pubblico Ministero ha quindi lamentato che l’ingegnere Converso, nella specifica qualità di dirigente preposto al settore 7°, sarebbe rimasto assolutamente inerte «Non avrebbe compiuto – si legge nelle carte del processo – alcuna utile iniziativa per consentire l’attivazione dell’impianto. Nella qualità di RUP del procedimento, alla data del collaudo dell’impianto non avrebbe posto in evidenza alcuna problematica specifica. Si sarebbe reso pertanto inadempiente agli ulteriori obblighi dal momento che avrebbe omesso di compiere la rendicontazione prevista». Il tutto con conseguente revoca del contributo da parte del Dipartimento Sviluppo Economico 6 Attività Produttive, Settore Politiche Energetiche della Regione Calabria.
Secondo la difesa, «il mancato collegamento alla rete elettrica sarebbe da ascriversi non già alla condotta del Converso, bensì al rifiuto del fornitore dell’energia elettrica (ENEL ENERGIA S.P.A.) di concedere una nuova fornitura al Comune di Cosenza. Il rifiuto del fornitore della rete avrebbe avuto luogo in ragione della cronica e persistente morosità dell’Ente locale rispetto al pagamento delle forniture correnti per gli altri edifici comunali». A comprova di quanto affermato la difesa ha richiamato una pluralità di diffide e messe in mora trasmesse da ENEL ENERGIA S.P.A. al Comune di Cosenza. La difesa ha quindi sostenuto sussistesse un impedimento oggettivo.
Sul punto, il Pubblico Ministero in citazione ha replicato affermando che «le deduzioni difensive presentate avrebbero soltanto dimostrato che nell’anno 2016 il dirigente Converso ha richiesto un preventivo per l’allaccio dell’impianto alla rete elettrica; tuttavia, dopo la richiesta del preventivo inoltrata in data 28.09.2016 non risulterebbe compiuta alcuna utile iniziativa per favorire l’allaccio alla rete elettrica dell’impianto». Alla fine del dibattimento è arrivata la condanna a pagare 750mila euro.
Black Out
Per quanto concerne l’impianto della zona dove sorge la Città dei Ragazzi, le indagini hanno appurato che «l’opera realizzata non è mai stata posta in esercizio ed il comune di Cosenza non ha prodotto la richiesta di relazione riferita al triennio successivo all’ultimazione dell’intervento riferita alla gestione tecnico economica dell’intervento e ai risultati tecnici, economici ed ambientali». Il Comune di Cosenza ha confermato che l’opera è stata sì realizzata, ma che poi non è stata mai messa in funzione e che ai fini dell’attivazione e del funzionamento dell’impianto, pur essendo ultimato, era necessario modificare la cabina elettrica. La regione Calabria, constatati gli inadempimenti ha disposto la revoca del contributo e in data 17 febbraio 2022 ha notificato al Comune l’ingiunzione di pagamento della somma di euro 497.975,86 euro.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno permesso di accertare, a seguito della diretta interlocuzione col GSE (Gestore Servizi Energetici) che non è stata stipulata alcuna convenzione di scambio sul posto dell’energia elettrica prodotta con la struttura comunale Città dei Ragazzi.
IlPubblico Ministero ha sostenuto che il danno prodotto va tutto posto a carico del dirigente preposto all’epoca dei fatti, ovvero l’odierno convenuto Francesco Converso. Le indagini condotte hanno permesso di appurare l’inadempimento di alcuni obblighi. In particolare prevedevano espressamente «che il soggetto beneficiario del contributo doveva “assicurare la realizzazione del progetto nei tempi e in conformità con il progetto presentato e ammesso a finanziamento”, “assicurare la corretta gestione e manutenzione delle opere realizzate”, “provvedere all’allaccio elettrico, ove previsto”, “fornire i rendiconti periodici sullo stato di realizzazione del progetto e sulle eventuali problematiche 14 evidenziate in fase di attuazione”, “presentare alla Regione per triennio successivo all’ultimazione del progetto una relazione annuale sulla gestione tecnico-economica dell’intervento e sui risultati tecnici, economici e ambientali conseguiti”».
Gli inquirenti hanno rilevato che «nella catena causale degli eventi sono invece le condotte omissive, di totale inerzia, che non possono essere quelle proprie di un dirigente pubblico il quale, con un grado minimo di diligenza avrebbe dovuto informare non solo la Regione, ma anche e soprattutto la propria Amministrazione». Alla fine del procedimento, La Corte dei conti ha condannato Francesco Converso al pagamento di 350mila euro in favore del Comune di Cosenza.