domenica,Settembre 8 2024

La fine dei vent’anni, la memoria agrodolce di Francesco Talarico

L'autore originario di Cariati racconta nel suo ultimo romanzo l'amicizia e la gioventù che fugge via tra «futuri già scritti e progetti infranti»

La fine dei vent’anni, la memoria agrodolce di Francesco Talarico

«L’università era un ripiego, quello che in molti definiscono il famoso ‘piano B’. Cinque anni in cui sarei riuscito ad aprire qualche porta per poter vivere della mia musica; suonare la chitarra mi provocava le stesse emozioni di un orgasmo, comporre musica e associarla alle parole mi permetteva di avere la testa sempre in movimento, alla ricerca di qualcosa di forte da trasmettere. Sognavo di parlare a un pubblico vasto, incuriosirlo e appassionarlo, ma tutto questo stonava con la mia innata timidezza».

Così il giovane scrittore calabrese Francesco Talarico nel suo bel romanzo ‘La fine dei vent’anni’. È una bella storia tra due ragazzi, avvincente e coinvolgente, che ti conquista sin dalla prima pagina. In un vortice di eventi, colpi di scena, rivelazioni, e anche tanta amarezza. Una laurea in Giurisprudenza con una tesi sul giornalismo antimafia in Italia. Originario di Cariati dove ha vissuto fino all’iscrizione all’università di Bologna, Francesco oggi è un libero professionista, impegnato su alcuni progetti europei dedicati all’orientamento lavorativo. È un autore di narrativa. Una penna straordinariamente convincente, vera.

Incontriamo questo ragazzo riservato, molto attento e sensibile. Porta sempre con sé gli anni vissuti a Cariati, sullo Jonio Cosentino. E vivi sono in particolare alcuni ricordi: «Il mare, rifugio e splendore, l’amore sconfinato dei miei nonni, il pallone fedele compagno, le strade di paese». ‘La fine dei vent’anni’ cattura sin dalle prime pagine. Come il racconto dei genitori di Max, uno dei due protagonisti del racconto, che facevano grandi sacrifici per farlo studiare. Una grande responsabilità sulle spalle: accontentare i genitori. «Il personaggio di Max non riesce ad andare contro le volontà dei genitori che avevano fatto tanto per permettergli di frequentare l’università. Per me è stato sicuramente diverso, ho avuto la possibilità di scegliere; non tutti possono farlo».

Francesco lascia la Calabria e va a Bologna. Gli inizi non per tutti sono facili. «Ero entusiasta di vivere una nuova esperienza. Eppure i primi mesi furono tragicomici, non riuscivo a trovare un equilibrio in un posto nuovo e così diverso rispetto a quello dal quale provenivo. Dopo l’impaccio iniziale è iniziata una straordinaria avventura che continua ancora oggi».

Nel libro, veramente convincente, si parla de «I vent’anni effimeri come le speranze: le cose belle sono destinate a finire, in un modo o nell’altro». Una realtà amara, ma reale.

«Il passaggio alla vita adulta, con la fine dell’esperienza universitaria, si è rivelato più complicato del previsto. Ho sottovalutato tante cose, sbagliato qualche scelta. Grazie a quel periodo ho compreso il valore della responsabilità».

Nel libro tutto ruota attorno ad una splendida amicizia fra due ragazzi. Così diversi, così uniti, quasi come fratelli. Poi l’epilogo: «Siamo stati il più bel rapporto che due amici possano avere. Siamo stati per tutti Luca e Max. Siamo stati, ma presto non saremo più niente». È molto triste! E Francesco Talarico lo sa bene. «Triste come i finali. Il passaggio dai venti ai trenta rischia di mettere fine a molti rapporti consolidati nel tempo. Entra in ballo la competizione, i sentimenti lasciano spesso spazio agli interessi, il senso di collettività viene sopraffatto dall’individualismo».

Poi il tempo ha iniziato a correre. Tutto è cambiato. Anche per Luca e Max, l’amico e compagno di esperienze. Così nel libro si legge: «Dieci anni dopo, siamo in un vecchio parco di periferia. Con una sfilata di ricordi che lascia il tempo che trova e l’ultimo atto di una commedia da interpretare».

Nella nostra chiacchierata, ad un certo punto Francesco usa le parole di Guccini: «Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta, ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro è tutta morta. Qualcuno è andato per età, qualcuno perché è già dottore e insegue una maturità, si è sposato e fa carriera ed è una morte un po’ peggiore».

Il presente e il futuro di Francesco Talarico: «Il presente è un nuovo libro in uscita -Non essere chi sei- scritto con l’autrice Chiara Pozzati. Non guardo troppo in avanti, le cose cambiano rapidamente e quando meno te lo aspetti. Sicuramente ho ancora voglia di raccontare storie».

La Calabria. Un giovane calabrese la vede da lontano con sentimenti spesso amari. Ma Francesco come la vede? «Come quei talenti cristallini del calcio che rimangono inespressi e a fine carriera rimpiangono il passato».

Il libro sta riscuotendo un bel successo di pubblico e di critica. E come scrive Chiara Pozzati nella prefazione: «L’autore descrive in modo sublime lo scenario dolce- amaro della gioventù che ci è appartenuta, rimarcando divari sociali, futuri già scritti e progetti infranti». Per tornare al nuovo lavoro editoriale, il contenuto questa volta è diverso, affronta temi delicati quali lo stalking e la manipolazione affettiva. I due protagonisti della storia raccontano, alternandosi nei capitoli, una versione diversa della stessa storia.