Cosenza, Rende e Castrolibero un dibattito che non decolla
Il centrodestra vuole imporre la conurbazione senza se e senza ma, il centrosinistra si contraddice da solo, ma come costruiamo la nuova città?
Avrebbe meritato ben altro dibattito la fusione tra i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Non fosse altro che per il fatto che la conurbazione tra i tre Municipi sembra ineludibile. Se in tutti questi anni, infatti, la politica ha sempre gettato la palla in tribuna, i cittadini vivono le tre realtà come un unico comune e la speculazione edilizia ha reso Cosenza, Rende e Castrolibero un unico agglomerato urbano.
La grande Cosenza esiste nei fatti, poi si può discutere all’infinito sul suo perimetro, ma per il resto andrebbe solo inquadrata da un punto di vista istituzionale. Sarebbe la più grande riforma istituzionale degli ultimi anni.
Il dibattito attualmente in corso, però, non sembra adeguato alla sfida. In molte dichiarazioni leggiamo più la voglia di difendere il proprio status quo che un ragionamento politico. O al massimo la smania di qualche ambizione personale più che il futuro di un centro che arriverebbe a 100mila abitanti. Il centrodestra va avanti dritto come un treno ed ha la colpa di aver cancellato, di fatto, la consultazione popolare rendendo consultivo il referendum e cancellando le delibere d’impulso dei consigli comunali
Il centrosinistra, invece, non si capisce bene cosa voglia. In prima commissione il gruppo regionale del Pd è stato rappresentato dal reggino Giovanni Muraca che ha espresso voto contrario alla proposta di legge del centrodestra. Giusto qualche giorno dopo, però, i consiglieri Mimmo Bevacqua (capogruppo) e Franco Iacucci (vicepresidente del consiglio regionale) hanno indetto una conferenza stampa per dire che in fondo non sono contrari all’ipotesi, ma solo dall’impostazione del centrodestra.
La domanda, però, sorge spontanea: perchè dirlo in una conferenza stampa? Se davvero il Pd è a favore della città unica, e lo è anche il sindaco Franz Caruso che ha inserito l’ipotesi nel suo programma elettorale, perché non ha provato a concordare il percorso con il presidente Occhiuto? Perchè non ha provato ad avere un ruolo anche da protagonista in questa vicenda? Invece in questi mesi si è assistito prima ad una sorta di muro contro muro, poi in una specie di dietrofront.
Di certo non si può dire che l’iniziativa della maggioranza di governo regionale fosse inaspettata visto che il tema è vecchio di almeno dieci anni. In tutto questo lasso di tempo, però, ognuno ha provato a coltivare il proprio orticello e oggi siamo all’anno zero della conurbazione nel senso che non c’è un solo servizio in comune fra i tre Municipi. Di più. In questi anni si sono lasciati perdere i fondi per la metropolitana leggera che poteva e doveva essere una infrastruttura centrale per la mobilità dell’area urbana. Nel frattempo è fallita anche l’Amaco e anche se i servizi vengono garantiti, il futuro della mobilità a Cosenza resta un’incognita.
Ancora. Da anni c’è il progetto, e relativo finanziamento, del ponte che dovrebbe collegare i due viale Parco, quello intitolato a Giacomo Mancini e quello dedicato a Francesco e Carolina Principe. Eppure del ponte non c’è nessuna traccia e dobbiamo accontentarci del brodino della passarella pedonale finalmente realizzata grazie ai fondi di agenda urbana.
Insomma di temi da discutere su come infrastrutturare la città che verrà ce ne sarebbero a iosa (discorso a parte meriterebbe anche il nuovo ospedale di Cosenza) ma la politica si attarda sul metodo del referendum e l’imposizione dall’alto. Principi in astratto giusti, ma è evidente che si dovrebbe arrivare al referendum con una prospettiva politica maggioritaria. Per far questo c’è bisogno però che le forze politiche siedano attorno a un tavolo, programmino il futuro di questa nuova città per poi spiegarla ai cittadini.
Il tempo per dividersi poi c’è. E anche in questo caso il centrosinistra, che storicamente ha sempre guidato le amministrazioni comunali del territorio, di certo non può avere paura delle urne.