Le alleanze provvisorie
Dopo la sconfitta col Brescia, la lotta salvezza per il Cosenza si fa dura. Viali sembra non riuscire a controllare lo spogliatoio. La società latita. E il finale di campionato rischia di somigliare a un western di Sergio Leone
E la nostra società?, domanda il Monco. Un’altra volta, risponde con un sorriso il Colonnello. Ma il vero colpo di genio arriva poco dopo. Quando il Monco sta impilando su un carretto i cadaveri della banda di El Indio per andare a riscuoterne le taglie, si accorge che ne manca uno e d’istinto spara alle sue spalle. Non mi tornavano i conti, chiosa infine beffardo.
Dopo aver visto in tv qualche settimana fa Ennio, il documentario di Giuseppe Tornatore sul genio di Ennio Morricone, ho aperto ufficialmente in casa il cineforum su Sergio Leone. Siamo arrivati a Per qualche dollaro in più, di cui ho appena raccontato il finale perché trovo che ci siano molti elementi interessanti per capire cosa sta succedendo e cosa può accadere al Cosenza in questo assurdo finale di campionato. Ovvero: fare la fine della banda di El Indio oppure celebrare il successo come il Monco e il Colonnello.
Il “successo”, ovvero la “taglia” in questione, è la salvezza. E il Cosenza sta facendo di tutto per complicarsi la vita su questa strada.
Il primo errore è aver costruito una rosa che avrebbe potuto lottare per i playoff. So che in molti la pensano diversamente, ma senza questo punto di partenza non capiremmo il resto. Non capiremmo la buona partenza e il primo tunnel negativo tra novembre e dicembre. Non capiremmo la buona ripartenza a gennaio e il secondo tunnel negativo cominciato contro la Sampdoria al ritorno. Non capiremmo cioè l’altalena insostenibile tra gli entusiasmi per un filotto di risultati positivi, che confermavano le aspettative della stessa rosa, e le depressioni improvvise.
Una squadra da playoff, spesso, necessita di una società da playoff. Scrivo spesso perché, a volte, le cose non vanno di pari passo e una delle due può fare da traino all’altra. Ma il Cosenza, a settembre, era una squadra da playoff incompleta (specie in difesa), gestita da una società dilettantistica. Quest’ultima ha dato per scontato che alcuni nomi (Forte, Canotto e via dicendo) garantissero la lotta promozione. In assenza di riferimenti forti nella società, la squadra si è saldata attorno al suo allenatore. E quando Caserta, a lungo difeso pubblicamente da Gemmi, è stato esonerato, la squadra (o buona parte di essa) si è saldata attorno al fantasma del tecnico rimosso. Le due sconfitte consecutive del subentrato Viali sono la logica conseguenza di tutto questo.
Per un pugno di dollari, più che un western, è un trattato sociologico. La tesi di fondo è che tutte le alleanze umane siano provvisorie. Lo è quella tra il Monco e il Colonnello. Il primo è a caccia di soldi per costruirsi un ranch. Il secondo cerca vendetta. E, per ottenere ciò che vogliono, sono costretti a unirsi alla banda nemica di El Indio, che a sua volta si regge su un’intesa ancora più precaria – tant’è che la gran parte dei suoi membri vengono fatti fuori proprio dallo stesso capo.
Eppure esistono alleanze precarie pure e impure. In quelle pure gli interessi e gli strumenti concessi per ottenere i risultati sono chiari a tutti. In quelle impure, no.
Quando il Monco interrompe la resa dei conti, non lo fa per uccidere el Indio, anche se potrebbe farlo. Vuole piuttosto che il duello sia pari, pistola contro pistola, e che il Colonnello possa così provare di essere davvero superiore.
Nonostante il successo esterno a Cremona, la Feralpisalò è un’avversaria che il Cosenza dovrebbe battere a mani basse. La squadra di Stroppa avrebbe dovuto vincere “tanto” a “poco”, o almeno pareggiare, se Coda non avesse clamorosamente tirato sopra la traversa il pallone nei minuti di recupero.
Il punto è che i ragazzi di Zaffaroni arrivano a questa sfida di rincorsa, e cioè come è accaduto spesso al Cosenza nelle ultime stagioni. Mentre i rossoblù vi si presentano dopo una sconfitta balorda col Brescia, una settimana sul filo dei nervi, doppi allenamenti, un ritiro contestato, confronti schietti (per non dire peggio) tra gruppi di calciatori e allenatore, delegazioni di tifosi in missione a parlare con tecnico e atleti. Insomma, con un vero psicodramma sullo sfondo: la consapevolezza che una sconfitta a Piacenza inguaierebbe definitivamente i Lupi. Del resto lo avevo scritto chiaro e tondo che, per Viali, questa impresa sarebbe stata più difficile rispetto alla salvezza centrata al playout lo scorso anno.
E poi, dietro lo psicodramma, c’è la realtà. Quella di una società dilettantistica, che agli occhi dei calciatori ha perso ogni credibilità con l’esonero di Casaerta. Quella di un tecnico, Viali, reduce da un brutto esonero ad Ascoli, che col Cosenza ha firmato un contratto fino al 2025 e che ha paura di non riuscire a incassare la “taglia”. E quella di una squadra composta, in gran parte, da calciatori con il contratto fino a giugno. E che, dunque, avendo capito che qui non incasseranno nessuna “taglia”, hanno già la testa alla prossima.
Una squadra nella quale, dopo le ultime prestazioni, si salvano davvero in pochi. E che, purtroppo, somiglia sempre di più alla banda di El Indio – ma, va detto, aveva cominciato ad assomigliargli già durante la gestione Caserta.
Il Colonnello e il Monco, nel film di Sergio Leone, rappresentano due mondi opposti. Eppure la loro alleanza provvisoria regge fino alla fine. Nel Cosenza, in questo momento, di mondi opposti ce ne sono anche troppi. Viali riuscirà a tessere un’intesa solo se avrà dalla sua parte, fino in fondo, la società (cosa che Caserta, va detto, non ha avuto). E se riuscirà a dimostrare ai suoi giocatori che un’alleanza provvisoria è interesse di tutti. Altrimenti lo psicodramma, stavolta, è davvero dietro l’angolo.