Oriolo, in provincia di Cosenza c’è un paese ai confini del tempo
Nato come fortezza contro le incursioni dei saraceni sulla costa, il centro abitato sorge a 450 metri di altitudine nella Valle del Ferro. Nel mezzo si erge il castello, che segna l'ingresso nella parte più antica, dove i vicoli narrano la storia di un popolo operoso e ribelle
Risalendo lungo la Statale 106, attraversando i paesi dell’Alto Ionio verso il confine con la Basilicata, si apre qui una strada, fiume d’asfalto che scorre lungo il letto di quello che fiume lo è davvero. È la 481 della Valle del Ferro: attraversa, infatti,la valle che proprio da quel fiume prende il nome. Lì, dove l’acqua ha lasciato la scena a pietre grigie e macchie di vegetazione, corrono liberi due cavalli mentre non troppo lontano le mucche al pascolo fanno risuonare i loro campanacci. Lo sguardo scivola su tutto questo, all’unisono con le ruote dell’auto sulla carreggiata. Finché non viene rapito dall’alto, dalla sommità di una rupe su cui sorge un castello, e attorno al castello un intero paese. È Oriolo.
Ai piedi delle possenti mura, austera nel suo abito di pietra, è la chiesa madre di Oriolo, dedicata a San Giorgio. Il santo con l’armatura e la lancia veglia dall’alto della facciata sulla piazza che tiene stretti a sé i due monumenti principali. Da qui si diramano le viuzze che portano al cuore della parte più antica. Dove è scritta la storia di questo posto.
Oggi conta circa 2.000 abitanti, ma negli anni Trenta del secolo scorso arrivò ad averne 5.000, diventando uno dei centri più popolosi dell’Alto Ionio. Il passato è nell’aria, aleggia al di sopra delle case e attorno alle torri del vecchio maniero, come gli stormi d’uccelli neri che sono di quest’epoca ma potrebbero essere di qualunque altra, perché alzando gli occhi al cielo si perde il senso del tempo.
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