Diventare insegnanti è diventato un business per i privati. «Occorre creare una laurea ad hoc»
Secondo l'Usb per diventare insegnanti bisogna abolire il mercato del profitto, cioè creare la laurea magistrale per l’insegnamento
«Il sistema di reclutamento degli insegnanti nel nostro paese sta diventando sempre più complesso, molto difficile e soprattutto molto costoso. Districarsi nella giungla dei concorsi che si susseguono con scadenze ravvicinate che riguardano concorsi ordinari, straordinari, concorsi stem, riservati, corsi abilitanti da 30, 36, 60 CFU, diventa quasi impossibile» così in una nota Pino Assalone (USB Scuola Cosenza).
«Nel frattempo sono uscite le tanto attese graduatorie GPS (graduatorie provinciali delle supplenze) con scadenza il 10 giugno a cui avrebbero dovuto partecipare anche i docenti che sono impegnati nel conseguimento delle relative abilitazioni presso le Università ma che termineranno i corsi abilitanti oltre quella data. In queste ore questi lavoratori stanno giustamente protestando contro la determinazione della scadenza delle domande. Così come queste graduatorie sarebbero state l’occasione per il giusto passaggio di fascia dei precari triennalisti a cui invece, per ragioni inspiegabili, è stata negata la possibilità di farlo per il ritardo dell’emanazione dei decreti che disciplinassero i corsi abilitanti e il conseguente ritardo delle Università nell’organizzarli. Come USB di Cosenza condividiamo le proteste, le tensioni e il malcontento di chi in queste ore cerca in tutti modi di poter concretizzare quello che è un vero e proprio diritto e se nelle prossime non interverranno direttive ministeriali questi docenti sarebbero esclusi dal poterlo esercitare. Concretamente questo significa che avranno molte più difficoltà a lavorare. Purtroppo un pasticcio all’italiana che vede l’incapacità del ministro Valditara nel pubblicare i provvedimenti per l’avvio dei corsi abilitanti senza tenere conto della tempistica della loro conclusione e della pubblicazione delle graduatorie GPS. Pertanto la legittima aspirazione di conseguire l’abilitazione da parte di chi è precario viene compromessa da un malfunzionamento della macchina organizzativa del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Le conseguenze di questo non allineamento di date crea una grave ingiustizia e delle gravi disparità di trattamento tra gli insegnanti che quest’anno conseguiranno l’abilitazione (alcuni prima del 30 giugno, alcuni dopo) e tra coloro che la conseguiranno e coloro che non la potranno conseguire (i precari triennalisti) . Ci saranno quelli più fortunati che avranno la possibilità di inserire i propri titoli nelle GPS entro il 10 giugno, con buone probabilità di ottenere un incarico o una supplenza. Gli altri, quelli che conseguiranno il titolo a partire dall’11 giugno o che non la conseguiranno affatto, dovranno riprovarci tra due anni, quando probabilmente verranno riaperte le GPS. Alla beffa si aggiunge anche il danno perché questi corsi abilitanti hanno un costo piuttosto elevato, un vero e proprio pizzo di Stato. In pratica la formazione per diventare insegnanti, rappresenta un vero e proprio business per gli atenei che hanno come obiettivo primario la realizzazione di cospicui guadagni. Come USB non possiamo assolutamente condividere questa impostazione per cui la formazione diventa un vero e proprio lusso poter sostenere cifre da capogiro.
Riteniamo invece che per diventare insegnanti e abolire il mercato del profitto, ci sia una sola via, ovvero quella di creare la laurea magistrale per l’insegnamento. Solo così avremo uno strumento teso a qualificare la professionalità del docente e la qualità della scuola. L’attuale sistema, molto contorto, gestito dalle Università statali e da quelle telematiche che riproducono una pedagogia svuotata di ogni pensiero critico, deve essere fermato poiché purtroppo il Ministro mette le mani in tasca a chi decide di diventare insegnante facendo proliferare un sistema di acquisizione di titoli, a cominciare dalle certificazioni informatiche, linguistiche e di ogni altro tipo utili a scalare le graduatorie di tutti i generi. La vera questione è complessiva, cioè l’obiettivo perseguito deliberatamente da tutti i Governi dell’ultimo quarto di secolo di frammentare il mondo del lavoro compreso quello della scuola in una miriade di posizioni differenti che spesso vengono messe in contrasto l’una con l’altra, fomentando una guerra tra lavoratori e lavoratrici che si percepiscono controparti in concorrenza invece che una unità di interessi. E di far diventare centrale la formazione a pagamento, un vero e proprio business allettante, una torta molto appetibile su cui gettarsi.
Università pubbliche, private ed enti di formazione fanno a gara nell’organizzare questi corsi con buona pace delle OO. SS. firmatarie di contratto, assolutamente complici di questi processi, anche loro interessate alla giostra della formazione con i propri enti satelliti che operano come centri di formazione. Il vero problema di fondo è che gli enti di formazione in questo nostro Paese sono in innumerevoli casi non in grado di offrire una formazione di qualità con saperi capaci di intercettare le esigenze della Scuola della Costituzione. Riteniamo fondamentale che la formazione sia a carico esclusivo dello Stato e fruibile assolutamente da tutte e tutti. Così come strutturata oggi la formazione non è alla portata di tutti, impongono costi che costringono a sacrifici e che non tutti possono permettersi, escludono e discriminano chi non ha le risorse adeguate. Di fatto una inaccettabile disuguaglianza sociale che cozza con il dettato costituzionale. Una nuova frontiera della lotta di classe, se solo i docenti si percepissero collettivamente come classe lavoratrice e portatori di diritti uguali per tutti».
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