Bruno Bartolomeo, lettera dal carcere: «Io e la mia compagna viviamo un calvario»
L'uomo è detenuto nella casa circondariale di Melfi e ha deciso di inviarci una missiva nella quale ritiene di essere stato accusato ingiustamente insieme alla sua futura moglie Immacolata Erra
Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata da Bruno Bartolomeo, detenuto nella casa circondariale di Melfi, alla redazione giornalistica di Cosenza Channel.
Gentile se così si può definire redazione di Cosenza Channel, voglio denunziare all’attenzione di Antonio Alizzi, giornalista della redazione di Cosenza Channel. Voglio denunziare tutto questo calvario, fatto di ingiustizie, e di falsità in cui stiamo vivendo io e la mia compagna e futura moglie Immacolata Erra.
Ci troviamo colpiti già da due mandati di cattura per articolo 74, e già tutto questo per noi è assurdo, e visto che la legge dice che fino a sentenza definitiva un imputato è innocente, e fino a prova contraria ci troviamo in questa situazione per intercettazioni di familiari della mia compagna e futura moglie, che parlano di un presunto debito, oltretutto a noi sconosciuto, e chiedo a queste persone di chiarire questa situazione, che ha portato al nostro arresto.
Perché io posso capire che facendo i giusti processi dovrò lottare perché magari sono un ex pregiudicato ma mia moglie cosa c’entra in tutto questo? Credetemi è disumano scrivere menzogne su persone innocenti, ma su donne innocenti lo è ancora di più, anche valutando la patologia che è affetta mia moglie e gli può creare stress e nervosismo che potrebbe peggiorare la sua situazione fisica.
Ovviamente come descritto da voi, come una persona con debiti, anche se non è assolutamente vero, ma non potrà mai pagare un’associazione, se io faccio parte di nessuna associazione, mia moglie non può pagare il fatto di amare un pregiudicato, visto che oltre al capo 1 non esistono reati fini. Siamo detenuti per parole.
Quindi gentilmente chiedo di non fare più articoli, almeno fino a sentenza definitiva, anche perché potrebbero così condizionare un processo, noi io e mia moglie siamo estranei a tutti i fatti a noi contestati. Ci hanno già privato della nostra libertà, quindi vi chiedo di non privarci della nostra dignità. E di questo parla anche il diritto costituzionale.
+++++
Comprendo il suo sfogo. Anche per lei, come per chiunque altro, vale la presunzione d’innocenza. Le garantisco però che i giornalisti non condizionano l’esito di un processo con la pubblicazione di un articolo. Noi raccontiamo fatti contenuti nelle carte dell’inchiesta, mentre i giudici emettono le sentenze. Come vede, siamo sempre disponibili a sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato di salute dei detenuti. (a. a.)
- Tags
- Cosenza