mercoledì,Marzo 19 2025

Corruzione aggravata, assolti Alfredo Citrigno e l’ex sindaco di Amantea

Nessun patto illecito fu stipulato nel 2019 con Mario Pizzino per consentire all'imprenditore di aprire un centro diagnostico, per il giudice «il fatto non sussiste»

Corruzione aggravata, assolti Alfredo Citrigno e l’ex sindaco di Amantea

«Il fatto non sussiste». È questa la formula scelta dal giudice per liquidare le accuse di corruzione aggravata mosse contro Mario Pizzino, già sindaco di Amantea, e Alfredo Citrigno, imprenditore che opera nel settore della sanità privata. Il processo che li ha riguardati, si è celebrato in abbreviato e si è concluso con un verdetto di assoluzione collettiva, a circa cinque anni dall’inizio della vicenda giudiziaria che li riguardava.

Nel 2019, infatti, i carabinieri del Nas puntano i riflettori su un centro diagnostico aperto da Citrigno ad Amantea, in locali di proprietà della moglie e del cognato di Pizzino che, con la loro ditta edile, si occuperanno anche della ristrutturazione dell’immobile. Il sindaco, in virtù della sua posizione, è costretto ad astenersi, ragion per cui delega il suo vice, Andrea Ianni Palarchio, alla stipula del contratto di locazione e alla firma di tutti gli atti amministrativi del caso.

È la circostanza ritenuta in origine incriminante. L’ipotesi, infatti, era che il primo cittadino, su cui pendeva pure l’accusa di falso, avesse omesso di riferire a Ianni Palarchio del proprio conflitto d’interessi poiché a monte v’era un accordo corruttivo tra lui e l’imprenditore per favorire i familiari di Pizzino in cambio del via libera all’apertura del centro-poliambulatorio.

In quel periodo, le indagini passano da perquisizioni e sequestri di documenti, pc e tablet, operati dagli investigatori. A ciò fanno seguito ben due richieste di arresto, avanzate dalla Procura di Paola nei confronti di Citrigno e Pizzino, prima al gip e poi al Tribunale del Riesame, che cadono entrambe nel vuoto.

All’epoca, infatti, i diversi giudici interpellati rilevano come sia la Regione che l’Asp avessero dato parere favorevole all’apertura di quella struttura sanitaria, con un cambio di location – da un immobile sulla Ss107 a uno ubicato in via Dogana – regolarmente comunicato dall’imprenditore. Come se non bastasse, interrogato sul punto, il vicesindaco affermerà di essere stato informato da Pizzino sulla sua necessità di «astenersi» da ogni atto amministrativo relativo a questa vicenda, e le sue dichiarazioni sgombrano così il campo da eventuali raggiri di cui sarebbe stato vittima inconsapevole.

A ciò si aggiunge la posizione di Citrigno ritenuta, a dir poco, sfumata. In tal senso, il suo ruolo si limita al pagamento di canoni d’affitto che avrebbe dovuto comunque erogare e a ciò si aggiunge un’altra circostanza ritenuta decisiva: durante le indagini, non si registrano contatti tra lui e Pizzino, tali da desumere l’esistenza di un patto corruttivo. Anche sulla scorta di queste argomentazioni, cinque anni dopo, la stessa Procura di Paola ha cambiato idea, chiedendo l’assoluzione per entrambi gli imputati. Citrigno era difeso dagli avvocati Gino Perrotta e Antonio Quintieri, a rappresentare Pizzino, invece, c’era l’avvocato Gregorio Barba.

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