sabato,Febbraio 15 2025

Giovanni Pagliaro accusato di narcotraffico: le ragioni della Cassazione

Gli ermellini spiegano perché l'imputato, seppure abbia avuto una collaborazione occasionale nella presunta attività illecita finalizzata al traffico di stupefacenti, deve rimanere in carcere

Giovanni Pagliaro accusato di narcotraffico: le ragioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di Giovanni Pagliaro contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro. L’ordinanza del gip di Catanzaro, emessa il 20 giugno 2023, aveva applicato a Pagliaro la misura cautelare della custodia in carcere per la partecipazione a un’associazione dedita al narcotraffico e per reati inerenti le sostanze stupefacenti. La sentenza di rigetto conferma la validità delle decisioni prese nelle fasi precedenti.

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Giovanni Pagliaro, lo ricordiamo, è imputato nel processo “Athena”. Si tratta dell’indagine della Dda di Catanzaro, coordinata dal pm Alessandro Riello, contro una presunta associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico riconducibile agli Abbruzzese di Cassano Ionio e Cosenza.

Il ricorso di Giovanni Pagliaro

Giovanni Pagliaro, attraverso il suo difensore Antonella Rizzuto, aveva presentato ricorso per cassazione articolando due principali motivi di contestazione:

  • Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo al giudizio di gravità indiziaria relativo al reato associativo e alla circostanza aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p.
  • Vizio di motivazione e violazione dell’art. 274 c.p.p., concernente le esigenze cautelari.

Pagliaro ha sostenuto che la sua collaborazione nel traffico di stupefacenti aveva carattere occasionale e limitato nel tempo. Secondo la difesa, mancavano prove del previo accordo criminoso e della sussistenza di debiti nei confronti di altri membri dell’associazione.

Le argomentazioni della difesa di Giovanni Pagliaro

Nel primo motivo di ricorso, la difesa di Pagliaro ha sottolineato che non risultava intercettato insieme ai correi all’uscita dalla casa utilizzata come laboratorio di droga. Inoltre, non emergevano prove di un contributo finalizzato a favorire un’organizzazione di tipo mafioso dalle intercettazioni. La difesa ha anche sostenuto che il possesso di un bilancino non può spiegare un contributo fattivo all’attività dell’associazione.

Nel secondo motivo, Pagliaro ha evidenziato la genericità e stereotipia della motivazione sulle esigenze cautelari, non considerando il periodo di detenzione già sofferto per un precedente delitto inerente gli stupefacenti. La difesa ha anche insistito sul fatto che la detenzione dei correi avrebbe reciso i rapporti tra loro, eliminando il pericolo di reiterazione dei reati.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha giudicato inammissibile il primo motivo di ricorso, poiché la valutazione del quadro indiziario non rientra nelle competenze della Cassazione. La Corte ha confermato che il Tribunale del Riesame ha logicamente motivato il giudizio di gravità indiziaria, basandosi sulla disponibilità manifestata da Pagliaro alla figura centrale del sodalizio e sul confluire dei proventi di spaccio in una cassa comune. La sentenza ha ribadito che per configurare il delitto di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti è sufficiente l’esistenza di una durevole comunanza di scopo tra i partecipi, come Roberto Olibano junior e il pentito Gianluca Maestri.

Anche il secondo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha riconosciuto la correttezza della motivazione del Tribunale del Riesame, che ha individuato un pericolo concreto e attuale di reiterazione dei reati da parte di Pagliaro. L’attività di approvvigionamento e confezionamento della sostanza stupefacente e la messa a disposizione di un laboratorio confermano la pericolosità del ricorrente.

Collaborazione occasionale

La sentenza di rigetto della Corte di Cassazione conclude un processo complesso, confermando la misura cautelare in carcere per Giovanni Pagliaro. Il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva applicato correttamente la legge, considerando adeguatamente il quadro indiziario e le esigenze cautelari.

La Corte di Cassazione ha ribadito che la collaborazione di Pagliaro nel traffico di stupefacenti, anche se occasionale, rientra in un contesto criminale organizzato. La disponibilità di Pagliaro verso il sodalizio e il ruolo attivo nel narcotraffico giustificano, secondo la Cassazione, pienamente le misure cautelari applicate. L’imputato pertanto rimane in carcere.

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