Vittorio Palermo riammesso all’Unical: «Spero di recuperare il tempo perduto»
Il ricercatore coinvolto nell'inchiesta Alibate in un lungo post su fb commenta il suo ritorno sul posto di lavoro dopo la sospensione
Su Facebook Vittorio Palermo, in servizio presso l’Unical di Rende, ed imputato nel processo “Alibante” ha scritto un post in cui commenta la sua riammissione al lavoro.
«Il Rettore dell’Università della Calabria, in esecuzione del provvedimento emesso il 5 giugno 2024 dal Tribunale di Lamezia Terme – Sezione Penale, ha decretato oggi la mia riammissione in servizio presso il Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche, revocando il precedente decreto del 2021 con il quale era stata disposta la mia sospensione in via cautelare ed obbligatoria dal servizio, ex art.91, D.P.R. n. 3/57» ha scritto.
«Tale sospensione era stata obbligatoriamente adottata in quanto nei miei confronti era stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catanzaro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, perché accusato di associazione mafiosa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, diretta dal Dott. Nicola Gratteri.
Il processo nel quale sono oggi imputato è in corso di svolgimento, e sino a quando la mia innocenza o colpevolezza non sarà definitivamente accertata dalla Magistratura giudicante, ogni provvedimento dell’autorità giudiziaria è da considerarsi temporaneo.
Attendo con serenità – ha aggiunto – che si concluda il percorso giudiziario che mi vede coinvolto. Il rispetto dovuto ai giudici del processo in corso non consente di trarre ancora alcuna conclusione. La magistratura giudicante è il presidio dello Stato di diritto, le è affidata la delicatissima e fondamentale funzione di assicurare la corretta applicazione delle regole previste dal nostro sistema legislativo, contrastando l’uso arbitrario dei poteri e resistendo alle derive di un diffuso giustizialismo populista e forcaiolo.
Sono impegnato come ricercatore nell’Università della Calabria sin dal gennaio 1985, e l’infamante accusa rivoltami, e soprattutto la mia detenzione di 17 mesi in carcere ed altri 19 mesi agli arresti domiciliari, hanno gravemente leso, seppure di riflesso, la dignità ed il decoro della sua immagine pubblica: questo mi addolora, e mi scuso con tutti i colleghi (docenti, tecnici, amministrativi ed ausiliari) e tutti gli studenti per il disagio che – sebbene incolpevolmente – ho comunque loro arrecato.
In particolare, agli studenti auguro di affrontare il loro impegno con lo stesso rigore, forza e determinazione con cui io ho sempre provato a svolgere il mio ruolo, e con cui sono certo di dimostrare la mia totale estraneità alle accuse per cui sono in giudizio.
Chiedo agli amici che lo riterranno opportuno di condividere questo post, so che non avrà mai la diffusione che ha avuto la notizia del mio arresto, ma rendere pubblica la mia riammissione in servizio all’UNICAL credo possa aiutare ad affermare la fiducia nelle istituzioni e, pure, a restituirmi una parte del tempo scomparso».