giovedì,Gennaio 16 2025

Paola, il coraggio di un padre: la lotta di Pino Veltri per i diritti della figlia disabile

Ancora una volta Pino Veltri, papà della giovane Sara affetta da una grave disabilità, è costretto a rivolgersi alla stampa per difendere un diritto negato

Paola, il coraggio di un padre: la lotta di Pino Veltri per i diritti della figlia disabile

«Comunque ti senti umiliato, però a me l’umiliazione mi fa stare ancora più forte, perché più mi umiliano a fare queste cose, più vado avanti, perché io devo crescere mia figlia, non mi preoccupo se non me li danno loro, me li vado a comprare». Con queste parole, Pino Veltri, padre di Sara, una 29enne di Paola affetta da una grave disabilità, denuncia nuovamente la carenza di assistenza per sua figlia. L’Asp di Cosenza sostiene che Sara possa vivere con un solo pannolino di ricambio al giorno, ma i medici certificano che ne servirebbero almeno quattro.

La forza della dignità

Il coraggio della dignità non conosce umiliazione. Quando si tratta di difendere i diritti dei più deboli, non c’è ostacolo che possa fermare chi combatte per far conoscere i disagi di chi vive in condizioni di svantaggio. Dopo dieci mesi, Pino Veltri torna a raccontare le difficoltà che affronta per garantire a sua figlia le cure necessarie, a seguito del taglio del budget riservato ai pannolini da parte dell’Asp.

Una questione di diritto

«Si prolunga quello che vogliono loro, però il problema è sempre quello – ha proseguito Pino Veltri – lo non voglio fare queste cose, però per un diritto che c’è e mia figlia vorrebbe usufruirne. Poi vengono i medici, mi prescrivono tutti i pannolini necessari e l’Asp me ne manda meno per questioni di budget. Io parlo dei pannolini perché sono la mia necessità, io lavoro e quindi posso permettermi ciò che mi occorre, ma è una questione di diritto che hanno queste persone che sono disabili o non disabili che hanno problemi quindi non devono essere più svantaggiati».

Una voce per tutti

Il caso di Sara non è isolato. Pino Veltri si fa portavoce di tutti i genitori con figli disabili, chiedendo semplicemente il rispetto dei diritti. «In dieci mesi (da quando la vicenda di Sara è stata raccontata su LaC) nessuno mi ha detto niente, nessuno mi ha convocato, nessuno mi ha chiamato, niente proprio, zero assoluto. Io ringrazio te, perché tu sei sempre molto presente a queste cose, e ringrazio LaC che ci dà la possibilità di poterne parlare – però, oltre voi, non ho visto più nessuno. Fateci sapere, non solo per le esigenze di mia figlia ma per le esigenze di tutti perché siamo così. A che è dovuto tutto questo? Forse occorre essere ancora più guardinghi».

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